Scatta a Milano, fra due giorni, ossia venerdì 1° giugno, la liberalizzazione degli orari delle farmacie, e c’è da scommettere che l’esempio del sindaco Giuliano Pisapia, avrà probabilmente molto seguito, dato il clima di relativa difficoltà che regna anche in questi esercizi specializzati, che pur conservando una situazione monopolistica sulla maggior parte della fascia C e su tutti i prodotti prescrivibili, hanno comunque accusato il colpo della crisi e della concorrenza della gdo e delle parafarmacie su molti beni di uso comune.

Il provvedimento del capoluogo meneghino utilizza i margini di manovra concessi dalla deregulation compresa nel decreto “Salva Italia”. Così in centro e nelle zone ad alta densità di uffici i titolari sono liberi di saltare la pausa pranzo.

Crolla per le 423 farmacie milanesi, insomma, l’abituale schema 9-12,30-15,30-19,30 anche se l’apertura mattutina anticipata di mezz’ora era già la regola per tutti, anche prima del Governo Monti. Tuttavia è probabile che anche la chiusura serale alle 20 entrerà presto nelle abitudini dei cittadini di ritorno dal lavoro.

Addirittura Annarosa Racca, presidente di Federfarma, intervistata dalla “Repubblica”, spiega che
«i farmacisti, in totale libertà, sceglieranno un orario più lungo di quello in vigore finora e tagliato su misura per la zona in cui operano. Volendo una farmacia può restare aperta 24 ore su 24, se ha le forze e i mezzi per farlo”.

Calano di conserva, da 25 a 17, gli esercizi aperti anche di notte, ossia dalle 20 alle 8, ma Racca, sempre parlando con il quotidiano, rassicura: «Siamo abbastanza tranquilli perché il calo delle farmacie aperte tutta la notte è ben compensato dall’ampliamento dell’orario di servizio durante il giorno. Comunque sia vigileremo la situazione”.