Philippe Palazzi, il giovane e dinamico amministratore delegato di Metro Italia, ha mantenuto le promesse. Nel momento in cui il contratto integrativo con i dipendenti, in realtà scaduto da tempo, era stato disdetto, ci aveva assicurato, durante una chiacchierata informale, che tutto sarebbe andato a posto e che l’azienda era fermamente intenzionata a continuare a riconoscere ai lavoratori il proprio valore. In effetti si era gridato allo scandalo, in quanto, nel mondo della distribuzione moderna Metro è famosa per essere sempre stata la migliore pagatrice.

E così il 2 novembre l’azienda e le organizzazioni sindacali hanno siglato l’ipotesi di accordo sul nuovo Cia. "L’ambito di confronto tra le parti, ha riguardato la rivisitazione di alcuni punti cruciali dei vecchi accordi, tra cui la parte variabile della retribuzione, il costo della mensa aziendale, la remunerazione del lavoro festivo e il salario – dichiara Palazzi - con l’obiettivo di formularne una versione più coerente con le necessità di business e maggiormente allineata agli standard di mercato."

Più nel dettaglio, grazie a un dialogo costruttivo tra le parti e alla comune volontà di trovare punti di convergenza, è stata approvata la proposta dell’azienda di modificare la parte variabile della retribuzione sulla base di criteri più semplici e maggiormente meritocratici, improntati a collegare in modo forte il grado di soddisfazione dal cliente e la remunerazione variabile delle persone di Metro. In soffitta dunque il vecchio "Premio di produttività", che lascia spazio al nuovo "Premio soddisfazione cliente".

Anche sul tema delle aperture domenicali, Metro ha trovato un punto di convergenza con le organizzazioni sindacali, accordandosi nel remunerare il lavoro festivo con una maggiorazione del 70%. Con tale accordo la catena leader nei cash & carry, mantiene un livello retributivo più elevato dello standard di mercato e delle condizioni previste dal Ccnl che si attesta su una maggiorazione limitata al 30%. In cambio, ai dipendenti sarà chiesta la presenza domenicale per una media di 12 domeniche all’anno, a eccezione di alcune categorie tutelate.

L’ipotesi di accordo sarà sottoposta a referendum approvativo nel mese di novembre e, se approvata, andrà in vigore il primo gennaio 2013 e resterà valida per tre anni.