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L'assurda vicenda dei tonni di Callipo

L'assurda vicenda dei tonni di Callipo
L'assurda vicenda dei tonni di Callipo

L'assurda vicenda dei tonni di Callipo

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Redazione
«Dalla mafia con la pistola ti difendono le forze dell’ordine e dalla mafia con la penna, la mala burocrazia, chi ti difende”? E’ davvero arrabbiato Pippo Callipo, il re calabrese del tonno, ma anche del gelato, il secondo mercato coperto dall’azienda. E come dargli torto? Il 20 dicembre la Capitaneria di Porto di Bari aveva disposto il sequestro di 530 tonnellate di pesce, fra cui 480 di tonno, destinato alle linee produttive dell’azienda. Risultato: 150 operai in cassa integrazione (nessuno ha quantificato le perdite finanziarie).
Il tutto finito con un dissequestro ottenuto mediante ricorso. Peccato che ormai il danno ci sia stato. Callipo è furioso: "Alla burocrazia ignorante e ottusa sono serviti quasi due mesi perché si ravvedesse di un macroscopico errore nel sequestrare circa 400 tonnellate di tonno congelato per presunti problemi di etichettatura". E così manda a dire a Matteo Renzi: “Anche evitando questi problemi agli imprenditori, può convincerli a rimanere in Italia e forse a farne venire dall’estero».

Ma cosa ha visto di tanto grave la Capitaneria di Porto per procedere a uno dei maggiori sequestri di pesce degli ultimi tempi, avvenuto presso la piattaforma di Modugno, nel barese? Lo spiega “La Repubblica”. A suo tempo le autorità avevano comunicato che "gli esemplari interi di tonno, presumibilmente appartenenti alla specie pinna gialla, sono stati rinvenuti allo stato congelato, stipati alla rinfusa in centinaia di cassoni in acciaio, del tutto privi delle informazioni obbligatorie necessarie ai fini di assicurarne la rintracciabilità, ovvero la provenienza e le caratteristiche alimentari. Dalle verifiche al sistema e alle procedure aziendali è emersa l'impossibilità di stabilire la provenienza del prodotto ispezionato".

Certo che accuse tanto pesanti avrebbero dovuto essere sostenute da prove concrete e non cadere tanto facilmente e per un semplice ricorso. Quello che resta, oggi, è il disagio di un imprenditore coraggioso e la precarietà di 150 famiglie.
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