La storia è nota: la legge, che avrebbe dovuto essere procrastinata con il decreto Milleproroghe a fine anno, è passata invece per l’ostinazione del Ministero dell’Ambiente con la sola concessione, ai commercianti, di smaltire lo stock dei vecchi sacchi ancora giacenti sul punto di vendita.
Ora invece è scesa in campo Bruxelles con un’inchiesta preliminare che ha individuato due vizi gravi. Il primo è la contraddizione alla direttiva imballaggi (94/62) che impone che non si possa ostacolare il flusso sul mercato di packaging conformi alla direttiva stessa. E l’Ue non funziona certo tutta a ecosacchetti. Il secondo punto caldo è che le norme tecniche vanno sottoposte per notifica a Bruxelles, cosa che non è avvenuta. La Corte di Giustizia spiega che pertanto la legge sui bioshopper può essere disapplicata.
Si fosse almeno agito secondo la procedura adottata dai nostri cugini francesi che, prima di dare il via allo stop dei sacchetti, si sono rivolti per consiglio alle autorità dell’Ue e, dopo avere ricevuto un “no”, hanno rimandato la patata bollente al 2014!