La filiera alimentare fa il punto su 3 anni di Life, il progetto antispreco
La filiera alimentare fa il punto su 3 anni di Life, il progetto antispreco
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00 aziende agroalimentari coinvolte, 12.000 punti vendita sensibilizzati e 500.000 consumatori raggiunti: sono questi i principali risultati del progetto “Life-Food.Waste.StandUp”, presentati dal promotori: Federalimentare (capofila), Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Unione Nazionale Consumatori.
La campagna che ha coinvolto per 3 anni, a partire dal 2016, tutta la filiera (industria, distribuzione e consumatori), è co-finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Life 2014-2020 e supportata dalle istituzioni italiane con l’approvazione della legge antispreco 166/2016.
La necessità del progetto è giustificata dai numeri: secondo la Fao, nel mondo, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vanno sprecate, per un valore di oltre 2.000 miliardi di euro. Ciò significa che 1/3 della produzione mondiale di cibo finisce nella spazzatura.
Solo in Italia, in particolare, ogni anno circa 5,1 milioni di tonnellate di alimenti diventano rifiuti, per un valore perso di circa 12,6 miliardi di euro, pari al 15,4% degli alimenti annualmente consumati.
"I numeri sono la testimonianza di un’urgenza che la filiera alimentare ha deciso di affrontare insieme attraverso un progetto illuminato che è andato oltre le aspettative - commenta Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare -. Tuttavia siamo di fronte a una sfida più grande: sempre secondo la Fao, nel 2050, per sfamare una popolazione mondiale di 9 miliardi di persone sarà necessario produrre il 70% in più di alimenti, consumare l’11% in più di acqua per usi agricoli e coltivare 20 milioni di ettari di terra in più”.
Aggiunge Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione: “Abbiamo aderito a Life con convinzione, non solo perché i numeri dello spreco alimentare in Italia sono tali per cui, ogni anno, ciò che buttiamo sarebbe sufficiente a nutrire tutte le famiglie ancora in condizione di povertà, ma perché abbiamo visto l’opportunità di creare un circolo virtuoso tra soggetti pubblici e privati in grado di produrre risultati positivi. Abbiamo quindi lavorato sollecitando la cultura della lotta allo spreco e delle donazioni presso le imprese distributive, mettendo a loro disposizione materiali per consentire formazione manageriale, coinvolgimento dei dipendenti e idee concrete per diventare più efficaci. Sono state coinvolte 60 aziende, operative sul territorio con 12.500 punti vendita e rappresentative del 49% dell’intera Gdo. Inoltre abbiamo portato i temi del progetto in giro per l’Italia, promuovendo un Roadshow che, in 10 tappe, ha toccato le principali aree del Paese, parlando al 70% della popolazione nazionale, attraverso eventi che hanno riguardato le regioni e i comuni, ma anche imprese, università, enti del terzo settore e cittadini. Abbiamo voluto, insieme agli altri partner del progetto, creare momenti di confronto, diffondere best practice, smuovere le coscienze, chiedendo ai comuni di attivare forme di premio per chi dona. Anche attraverso queste forme di incentivazione economica siamo convinti che si riuscirà a migliorare la situazione attuale, che vede le donazioni alle persone bisognose raggiungere le 480.000 tonnellate annue, un totale che però costituisce ancora meno del 9% delle eccedenze che l’intera filiera produce”.
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