E’ doppiamente soddisfatto, nonostante i rovesci dell’economia e il tragico articolo 62, per il quale i bene informati assicurano che ci sono comunque tutti gli estremi per un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Aia, Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, raggruppamento che del resto va continuamente rinsaldandosi con gli ingressi in massa della do: ultima in ordine di tempo Sisa.

A dagli la carica è stata la Corte Costituzionale, confortata, nella propria sentenza, da un’indagine svolta da Ispo per la Federazione stessa. Il supremo giudice si è pronunciato sui ricorsi presentati da alcune Regioni (Piemonte, Veneto, Sicilia, Lazio, Lombardia, Sardegna, Toscana, Friuli Venezia Giulia) contro l’art. 31, della legge “Salva Italia” – quello che liberalizza gli orari del commercio - ritenuto, dalle ricorrenti, invasivo della competenza legislativa regionale in materia di commercio. 

La sentenza respinge tutti i ricorsi e afferma la piena  legittimità della norma, in quanto emanata a tutela della  concorrenza, materia di competenza esclusiva del legislatore statale. 
In particolare si legge nella sentenza che in materia di  “…. tutela della concorrenza –  ricomprendente le misure dirette a promuovere l’apertura di mercati o a instaurare  assetti concorrenziali, mediante la riduzione o l’eliminazione dei vincoli al libero  esplicarsi della capacità imprenditoriale e alle modalità di esercizio delle attività  economiche – è consentito al legislatore statale intervenire anche nella disciplina degli  orari degli esercizi commerciali ….”.  Ancora: “ … la liberalizzazione da intendersi come razionalizzazione della regolazione,  costituisce uno degli elementi di promozione della  concorrenza capace di produrre  effetti virtuosi per il circuito economico ….”. Infine “L’eliminazione dei limiti agli orari e ai giorni di apertura al pubblico degli esercizi commerciali favorisce, a beneficio dei  consumatori, la creazione di un mercato più dinamico e più aperto all’ingresso di nuovi operatori e amplia la possibilità di scelta del consumatore”.

Veniamo a Ispo: il 68% degli intervistati, su un campione rappresentativo della popolazione, ha fatto acquisti la domenica negli ultimi 6 mesi. Il 65% è favorevole ai 7 giorni su 7, e il 60% apprezza questo fatto come un servizio al consumatore. La metà di coloro che sono contrari approfitta comunque del giorno di festa per fare scorta. Ma scorta di cosa? La domenica si comprano soprattutto alimentari (75%), ma anche vestiti ed accessori moda (57%), ma anche elettronica (26%). Se il food non ha poi bisogno di enormi spinte, essendo in fondo anche una necessità, gli altri due comparti sicuramente sì.