Insetti sì, carne sintetica no: il buono e sano lo sceglie il Governo
Insetti sì, carne sintetica no: il buono e sano lo sceglie il Governo
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Farine di insetti tutto sommato sì, carni sintetiche assolutamente no.
È una strana visione alimentare e, probabilmente, un altrettanto strano concetto di libertà, quello che forma una parte del retroterra culturale e ideologico del nostro Esecutivo.
Infatti, il Governo, che nei giorni scorsi, si è affrettato a disciplinare definitivamente, seppure a scopo di trasparenza, l’etichettatura dei prodotti contenenti semilavorati di quattro tipologie animali - Acheta domesticus (grillo domestico), larva di Tenebrio molitor (larva gialla della farina), larva di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) e Locusta migratoria– ha approvato ieri, 29 marzo, su richiesta del Ministero dell’agricoltura, il divieto di produrre e commercializzare, e quindi anche importare, nel nostro Paese, la carne sintetica, ottenuta in laboratorio. L'Italia è per il momento la prima nazione a decidere in questo modo.
Una manovra preventiva
Secondo il Masaf “in mancanza di una specifica normativa europea in materia di alimenti e cibi sintetici, il Governo Meloni ha ritenuto di intervenire precauzionalmente a livello nazionale per tutelare gli interessi che sono legati alla salute e al patrimonio culturale.
«Guardiamo alla tutela della nostra collettività - ha detto il ministro Francesco Lollobrigida -. Come Governo abbiamo affrontato il tema della qualità che i prodotti da laboratorio non garantiscono. Abbiamo voluto proteggere la nostra cultura e la nostra tradizione, anche enogastronomica. Se si dovesse imporre sui mercati la produzione di cibi sintetici, ci sarebbe maggiore disoccupazione, più rischi per la biodiversità e prodotti che, a nostro avviso, non garantirebbero benessere. Non c'è un atteggiamento persecutorio ma di forte volontà di tutela».
Il provvedimento, salutato come una benedizione da quasi tutti, vede, come contrari, i soli movimenti ambientalisti, che, fra le altre cose, aspirano a un maggiore rispetto del benessere animale e a un abbattimento delle emissioni del settore zootecnico.
Sembra che anche il mondo scientifico - il solo che dovrebbe rispondere con laica consapevolezza ai possibili e legittimi quesiti dei consumatori - non sia poi tanto contrario… Ma qui, sicuramente, il dibattito è appena all’inizio.
A quanto ammontano le sanzioni
I trasgressori saranno puniti: secondo la bozza di decreto le pene pecuniarie vanno da 10 mila a 60 mila euro, oppure fino al 10 per cento del fatturato annuo - ma altre fonti anticipano che il limite massimo sarà di 150 mila euro - per chi produce, vende, distribuisce o somministra alimenti, bevande e mangimi realizzati in laboratorio partendo da cellule animali.
Coldiretti, una delle principali fautrici del ‘No’, esulta, ma comunica anche i dati di un sondaggio che confermerebbe il favore degli italiani.
Secondo l’analisi, diffusa al Cibus Connecting di Parma (29-30 aprile), il dato più significativo, avallato dal Censis, è che “le provette a tavola sono bocciate senza appelli dall’84% degli italiani, che si dichiara contrario all’idea di cibi prodotti in laboratorio, dalla carne al latte, dai formaggi al pesce, da sostituire a quelli coltivati in agricoltura”.
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