Pasta fuori controllo: il più popolare e democratico cibo italiano è infatti rincarato, in marzo, del 17,5 per cento, contro una base inflattiva in anno mobile del 7,6 per cento. Lo rileva il Ministero delle imprese e del made in Italy sulla base delle rilevazioni Istat.

E così il titolare del dicastero, Adolfo Urso, ha deciso la prima convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi – istituita dal decreto sulla Trasparenza (Decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5) – che si riunirà fra pochi giorni, l’11 maggio.

Lo riporta l’Agenzia Ansa, chiarendo che a indire il vertice sarà il Garante per la sorveglianza dei prezzi, o Mister prezzi, Benedetto Mineo.

Quello che i politici e, primo fra tutti, il Ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, non si spiegano è il motivo per cui, calando le quotazioni del grano, e oscillando, non sempre verso l’alto, le materie prime energetiche, il costo della pasta continui a volare.

L’intento è, ovviamente, di individuare possibili speculazioni, ma anche di insediare un organo di vigilanza in cui siano ascoltate le varie parti, dai produttori alle associazioni degli industriali, alle assoconsumatori.

Le stesse associazioni e Coldiretti hanno fatto il punto della situazione. Secondo Coldiretti il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo, un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno mentre il prezzo della pasta è aumentato il doppio dell’inflazione. Esiste dunque “una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l’Osservatorio del Ministero del made in Italy variano per la pasta dai 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro al chilo di Roma, da 1,85 di Napoli a 1,49 euro di Palermo, mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola. È un’anomalia sulla quale è bene fare chiarezza, anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali”.

Preoccupanti i dati di Unione nazionale consumatori, che evidenzia – riporta sempre l'Ansa – che i prezzi della pasta fresca e secca stanno salendo ininterrottamente da giugno 2021 e, da allora a marzo 2023, sono rincarati del 37 per cento.