Il caffè italiano costa caro, ma vale molto: lo dice Mediobanca
Il caffè italiano costa caro, ma vale molto: lo dice Mediobanca
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Italiani e caffè: un rapporto storico, quanto solidissimo.
Secondo una recente analisi dell’ufficio studi di Mediobanca, dedicata al mercato internazionale, il nostro Paese riveste un ruolo di primo piano, innanzitutto come consumatore: è il settimo al mondo con 5,2 milioni di sacchi annui, circa 95 milioni di tazzine di caffè sorseggiate ogni giorno, ovvero 1,6 in media per abitante. Ma, in termini pro capite, sono notoriamente i Paesi del Nord Europa a presentare i livelli più alti: 4,4 tazzine quotidiane per la Finlandia, 3,2 per la Svezia e 2,6 per la Norvegia.
La Gdo guida il mercato
Nonostante la radicata consuetudine del ‘caffè al bar’, il consumo domestico nei Paesi dell’UE-27 rappresenta il 79% del totale, arrivando all’82% in Italia. Infatti, la Gdo nostrana canalizza più della metà dei volumi di caffè torrefatto, con un ulteriore 20,6% dovuto al dettaglio tradizionale, ai negozi specializzati e dall’e-commerce.
Il restante 25,2% si ripartisce fra alberghi, ristoranti, caffetterie e catering (15,4%) , distributori automatici e ‘office coffee service’ (9,8%).
Sebbene in Italia il caffè macinato in sacchetti resti il preferito con il 73,6% dei volumi totali venduti dalla distribuzione moderna, cialde e capsule incidono per il 16,2% e rappresentano il segmento maggiormente dinamico (+18,8% tra il 2020 e il 2021), anche grazie alla diffusione delle capsule compatibili.
Il prezzo conta poco
Tuttavia, il prezzo medio di vendita nella Gdo italiana è pari a 12,1 euro al kg. Le comparazioni internazionali indicano che, nei nostri confini, il prezzo è del 50% superiore ai principali Paesi consumatori.
Ma il fattore costo non sarebbe così determinante: il ‘rito del caffè’ è profondamente radicato nel nostro Paese, tanto da renderlo poco elastico al prezzo e inattaccabile dai succedanei (tè, orzo e altre bevande calde).
Il fatturato non consolidato delle imprese italiane è stimato in 4,5 miliardi di euro, alle spalle delle francesi (7,2 miliardi), ma davanti alle tedesche (4,2) e spagnole (3,5).
Esportazioni alle stelle
Non solo: la dimensione della nostra torrefazione si abbina a performance economiche lusinghiere. L’incidenza dell’Ebitda sul fatturato delle aziende italiane si attesta all’11,6%, doppiando Germania (6,2%) e Francia (5,2%) e superando la Spagna (10,1%). Per contro, il tessuto produttivo italiano resta molto frammentato, considerando che nel nostro Paese operano poco meno di mille torrefazioni, prevalentemente localizzate nel Mezzogiorno (31,3% del totale) e nel Nord Ovest (27,3%).
La mole produttiva nostrana si riverbera in un’intensa attività di vendita all’estero: nel 2021 siamo il sesto esportatore planetario con 1,8 miliardi di euro (6,1% del totale mondiale) e addirittura il primo per quantità in termini di caffè torrefatto.
All’interno dell’Unione, l’Italia è il secondo esportatore alle spalle della Germania, ma vanta la leadership europea per quanto riguarda le destinazioni extracomunitarie, con il 32,9% del totale.
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