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Il Grana Padano tira le somme: l'export si mantiene in alta quota

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Il Grana Padano tira le somme: l'export si mantiene in alta quota

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Luca Salomone

di Luca Salomone

Il Grana Padano conferma, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la sua posizione di testa fra i prodotti europei a indicazione di origine, come emerso ieri, 18 aprile, durante l’Assemblea generale del Consorzio di tutela.

Dal 1998, anno di attivazione della Dop, al 2023, l’incremento produttivo è stato del 66,87%, del 46,11% negli ultimi 20 anni e del 4,84% sul 2022.

Ripartita su base territoriale e comprendendo tutte le strutture, la provincia di Mantova, con 27 caseifici, risulta il territorio più importante (1.656.325 forme pari al 30,36%). Segue Brescia, con 1.255.020 forme lavorate in 29 aziende, e Cremona, che con 946.156 forme uscite da 9 caseifici vanta la produttività maggiore.

Sempre nell’anno 2023 la categoria “Formaggi duri tipici italiani” ha sviluppato, in Italia, un trend a volume positivo, pari al 4,8% rispetto al 2022. Con una quota di 45,2% a volume, il Padano è in cima, insieme al Trentingrana, mostrando una performance stabile a volume (+0,4%), a fronte di una crescita a valore dell’8,8%, legata al protrarsi della dinamica inflattiva.

Il prezzo medio ha registrato una salita dell’8,9%, arrivando a 14,68 €/kg, ma contro un dato, dell’intera categoria dei formaggi duri, di 15,76 euro al chilogrammo.

In base al sell out, il prodotto mantiene la leadership in tutte le aree Nielsen, pur con trend e quote di mercato che, nel proprio segmento, vanno dal 43,7% del Nord-Est al 46,8 di Sud e Isole.

Tendenze analoghe per le vendite nei canali distributivi. Grana Padano e Trentingrana detengono l'incidenza più alta sia nei discount (41,5%), sia nei supermercati (46,7%).

Se l’Italia è ancora prima, con oltre 2,5 milioni di forme, l’export continua ad aumentare. Elaborando i dati Istat emerge che, nel 2023, le vendite oltre confine hanno totalizzato 2.482.891 forme, in crescita del 6,55% per cento.

L’Europa, con 2.060.484 pezzi, assorbe l’83%, con un incremento del 6,9% rispetto al 2022. E la Germania, con una variazione positiva del 5,53%, consolida sempre di più il ruolo di maggiore destinataria, per un dato complessivo di 599.448 forme.

Tuttavia anche i Paesi extra Ue consolidano un incremento del 5,14%, per un volume che passa a 607.530 forme.

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