"Lo shopping cinese mette paura", titolava due giorni fa "La Stampa". Una conferma è venuta ieri, 2 aprile, con la formalizzazione di un accordo che in realtà risale a novembre. Philips ha passato alla newco Tp Vision il suo ramo televisori e monitor, in marcata sofferenza,  alla cinese Tpv Technology di Hong  Kong, conservando però il 30% del capitale nella neonata società.
Tp Vision si occuperà di tutta la filiera dei tv color - dalla produzione alla commercializzazione - della multinazionale olandese in Europa, Medio Oriente, America Latina, Asia Pacifico.

Marco Hannapel, managing director della newco, ha annunciato che non vi saranno discontinuità sul versante del retail, ma anzi tutti avranno da guadagnare in quanto i nuovi televisori made in China punteranno decisamente sulla fascia alta, con un occhio di riguardo per il design e per il segmento emergente delle smart tv.
Quello che non è chiaro è se il marchio Philips verrà mantenuto: in realtà dovrebbe esserlo data la sua storica notorietà.
 
Torniamo al pericolo cinese. Il Governo ha varato il piano quinquennale "Go Global", per favorire l'internazionalizzazione delle aziende della Repubblica Popolare.  Così oggi negli Usa il fondo China investment corporation controlla quote più o meno importanti in 60 imprese per un totale di quasi 10 miliardi di dollari. Fra i nomi campeggiano quelli di molte "blue chip": Visa, Coca Cola, Apple ecc.

In Africa il processo di penetrazione viaggia veloce, mentre l'Italia è per ora ritenuta marginale, con una quota, sul totale investimenti, di appena lo 0,008%. Tuttavia parliamo di almeno 70 imprese a fine 2010. Fra i casi che più hanno fatto parlare ricordiamo soltanto quello delle moto Benelli. Insomma la Cina è sempre più vicina.