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I centri commerciali lumbard restano sotto moratoria fino a dicembre
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I centri commerciali lumbard restano sotto moratoria fino a dicembre
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Ma insomma questa benedetta moratoria sui centri commerciali lùmbard, fortemente voluta dalla Regione di Roberto Maroni, c’è o non c’è? Per quanto antistorica c’è, c’è. Infatti, se da un lato la recente sentenza del Tar Lombardia dà parecchie stoccate al Pirellone e di fatto concede via libera al proponente, Leroy Merlin con il sostegno di Federdistribuzione, dall'altro non c’è stata nessuna sospensiva.
Sul casus belli, il punto di vendita di Solbiate Arno, nella zona di Varese, il Tribunale auspica, quasi promette, “una rapida e definitiva soluzione”. E proposito delle normative regionali l’organo ribadisce chiaramente che esse non potranno superare i «principi statali di liberalizzazione da contemperarsi con i motivi imperativi di interesse generale».
Ma questo è tutto. Dunque la situazione resta com’è fino al 31 dicembre, data in cui terminerà il “semestre bianco” voluto dalla Giunta, un semestre che, secondo il Pirellone sarebbe dovuto servire – bloccando le nuove autorizzazioni e le concessioni di ampliamento – a studiare il settore distributivo, trovando il giusto equilibrio fra gli interessi dei “grandi” e quelli dei “piccoli”.
Commenta lo stesso Roberto Maroni in una dichiarazione a “La Repubblica”: «In vista della scadenza della moratoria abbiamo avviato un monitoraggio delle strutture commerciali, con l’obiettivo di creare un giusto ed equilibrato rapporto tra quelle grandi e il piccolo commercio; un equilibrio non facile da raggiungere: noi non vogliamo che il grande uccida il piccolo perché ha dimensioni e forza maggiore».
Se da un lato una certa regolamentazione sul piano locale fa parte effettivamente dei compiti degli enti locali e se la completa anarchia non può certo trionfare, dall’altro le serrate decise dall’altro hanno sempre un sapore amaro, un po’ dirigista. In un libero mercato non dovrebbe essere il mercato stesso a fare le regole?
Sul casus belli, il punto di vendita di Solbiate Arno, nella zona di Varese, il Tribunale auspica, quasi promette, “una rapida e definitiva soluzione”. E proposito delle normative regionali l’organo ribadisce chiaramente che esse non potranno superare i «principi statali di liberalizzazione da contemperarsi con i motivi imperativi di interesse generale».
Ma questo è tutto. Dunque la situazione resta com’è fino al 31 dicembre, data in cui terminerà il “semestre bianco” voluto dalla Giunta, un semestre che, secondo il Pirellone sarebbe dovuto servire – bloccando le nuove autorizzazioni e le concessioni di ampliamento – a studiare il settore distributivo, trovando il giusto equilibrio fra gli interessi dei “grandi” e quelli dei “piccoli”.
Commenta lo stesso Roberto Maroni in una dichiarazione a “La Repubblica”: «In vista della scadenza della moratoria abbiamo avviato un monitoraggio delle strutture commerciali, con l’obiettivo di creare un giusto ed equilibrato rapporto tra quelle grandi e il piccolo commercio; un equilibrio non facile da raggiungere: noi non vogliamo che il grande uccida il piccolo perché ha dimensioni e forza maggiore».
Se da un lato una certa regolamentazione sul piano locale fa parte effettivamente dei compiti degli enti locali e se la completa anarchia non può certo trionfare, dall’altro le serrate decise dall’altro hanno sempre un sapore amaro, un po’ dirigista. In un libero mercato non dovrebbe essere il mercato stesso a fare le regole?
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