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Fnac e Darty: dopo l'Italia le forbici scattano in Spagna

Fnac e Darty: dopo l'Italia le forbici scattano in Spagna
Fnac e Darty: dopo l'Italia le forbici scattano in Spagna

Fnac e Darty: dopo l'Italia le forbici scattano in Spagna

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Redazione
Dopo l’Italia i gruppi Fnac e Darty sembrano decisi a lasciare anche la Spagna, intenzione che del resto era già stata manifestata da tempo dai vertici delle due insegne, che non riescono più a reggere la concorrenza dei retailer on line. br />
I due casi sono stati annunciati in prima battuta dal quotidiano telematico “Distribucion Actualidad” che ha rivelato la ferma intenzione da parte della proprietà – il gruppo inglese Kesa Electricals – di trovare un compratore già entro la fine di aprile. Il maggiore candidato sarebbe il concorrente portoghese Worten, posseduto da Sonae. La cessione è conseguente a 36 milioni di perdite (+50%) messi a segno durante l’ultimo esercizio. L’unica alternativa a Worten sarebbero i fondi di investimento Oaktree (Usa) e Anchorage (Australia).

Darty Spagna conta attualmente 45 punti di vendita. Alan Parker, il potente responsabile finanziario del gruppo, ha confermato di voler trovare una soluzione per lo meno nell’arco dei prossimi 4 mesi. E in calendario ci sono anche la dismissione delle filiali slovacca e ceca.

Più sfumata la situazione di Fnac, nonostante le intenzioni del proprietario, il colosso francese del lusso Ppr (da oggi Kering), di disfarsi dell’insegna siano chiare ormai da tempo.

Fnac – che possiede nel Paese iberico 24 punti di vendita e 2.400 addetti – ha annuciato una riduzione del 15% dei salari, ha accorciato l’orario di lavoro e depennato l’assicurazione sanitaria privata per il personale, dopo avere già tagliato 214 persone lo scorso anno (il 60% licenziato senza giusta causa). Il motivo di tutto questo è nelle due perdite consecutive di fatturato: -3,2% nel 2011 e -2,5% nel 2012. A La Coruña e Madrid si sono già avuti scioperi in massa e la manifestazioni proseguiranno anche nel week end. Ma in queste ultime ore gli scioperi paiono rientrati, in quanto i vertici e i sindacati hanno raggiunto un accordo meno drastico, che prevede invece di tagli salariali la cassa integrazione e che in qualche modo salvaguarda il servizio sanitario privato.
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