L’hanno già battezzata “guerra dello zucchero”, quella che sta per scoppiare, e in parte è già scoppiata, tra Federalimentare e l’Organizzazione mondiale della sanità.

Da un lato l’Oms raccomanda la riduzione del consumo quotidiano di zuccheri semplici a meno del 5% delle calorie ingerite, in nome della lotta all''obesità.  Dall’altro c’è la crisi della nostra bieticoltura.

Nel nostro Paese sono rimasti attivi solo 4 zuccherifici: a San Quirico (PR), Minerbio (BO), Pontelongo (PD)e Termoli(CB). E per San Quiricco, dove sventola la bandiera di Eridania Sadam, è stato raggiunto, con la mediazione del Mipaaf, un accordo con Confederazione generale bieticoltori per garantire il regolare svolgimento della campagna 2015 e salvare le sorti dei lavoratori e di 1.200 aziende agricole fornitrici.

Sul tema sono intervenuti, con la richiesta di un emendamento, presentata al Comitato esecutivo dell’Oms due dei nostri dicasteri: Esteri e Sanità.

Quello dell’Oms è, secondo il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, “un approccio sbagliato e fuorviante, che non si basa su evidenze scientifiche appropriate e dà un giudizio semplicistico ed erroneo sul singolo prodotto. Non esistono infatti nutrienti ‘buoni’ e ‘cattivi’ o singoli alimenti a essere responsabili dell’obesità, ma cattive abitudini alimentari e stili di vita non appropriati, che contrastano con l’educazione alimentare e l’informazione al consumatore che deve cominciare nelle scuole e nelle famiglie”.

“In un momento non facile per il settore - conclude Scordamaglia - Federalimentare si muoverà sempre con forza e autorevolezza in difesa della dieta mediterranea che non può e non deve prescindere da nessuna delle componenti nutrizionali di base, ricordandone lo status di Patrimonio dell'umanità dell'Unesco, e sottolineando che, anche grazie a essa, gli italiani godono di una maggiore longevità”.

Giova ricordare che nel complesso, ammontano a quasi 1 miliardo di euro le risorse investite dall’industria food per i suoi impegni volontari sul fronte dell’educazione, riformulazione e porzionamento dei prodotti, promozione dell’attività fisica, etichettatura nutrizionale, marketing e commercializzazione degli alimenti, prevenzione dei comportamenti a rischio. In particolare si sottolinea l’introduzione di 4.200 prodotti nuovi o riformulati e il riporzionamento di 3.600.