Più respiro al made in Italy sui mercati esteri: è questo il senso e il pronostico che si ricava dal rapporto del Centro Studi Confindustria e Prometeia, presentato ieri a Milano.

Non a caso i flussi verso i mercati emergenti dovrebbero lievitare, da qui al 2016 del 53% per toccare un totale di 114 miliardi di euro. I Paesi a più forte domanda si dimostreranno Russia, Paesi Arabi, Cina, Polonia, Malesia.

Ad andare forte saranno i prodotti di fascia medio-alta, come tessile-abbigliamento, mobili, oggetti d’arredo in genere, alimentare e calzature, mercati le cui esportazioni ammontano nel 2010 a 48 miliardi di euro, ossia il 15% delle vendite estere dell’intera manifattura italiana.

L’invito del rapporto è di non creare strozzature sui flussi in uscita e di non allentare la tensione verso le aree in via di sviluppo dove, si stima, entro il 2016 si conteranno 188 milioni di persone in più rientranti nella fascia della ricchezza, ossia con redditi che superano i 30.000 dollari.

A incidere sulla compagine dei “nuovi ricchi” saranno soprattutto i cinesi e gli indiani.