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Coop in prima linea
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Con un fatturato previsto di 13,2 miliardi e con vendite correnti ancora positive (+1,1%, anche se il dato omogeneo e dello 0,3%) Coop dimostra una capacità di resistere alla crisi degna di un leader. “Siamo solidi e i nostri punti di forza consistono nella capillarità delle rete, nei punti di vendita moderni, nella capacità di dare nuovo lavoro anche in momenti di disoccupazione. Manteniamo salde le nostre quote”, ha detto il presidente Vincenzo Tassinari in seno all’incontro annuale dedicato a presentare il consueto rapporto su “Consumi e distribuzione”.
Il piano industriale del biennio 2012-2014 prevede 71 aperture – 62 supermercati e 9 ipermercati -, 110.000 mq di nuove superfici di vendita e oltre 400 milioni di investimenti, che frutteranno, a regime, 800 milioni di vendite. Un particolare accento viene posto sulla Sicilia, dove la nuova Supercoop sta serrando il legame con Aligrup di Despar, oggi in amministrazione controllata, ma pur sempre forte di quasi 180 punti di vendita.
Intanto si riconferma, come uno degli assi strategici, la marca privata, che in Coop ha un peso del 27,1%, in crescita del 2,4%, rispetto a una media del mercato del 17,5%, in salita dell’1%. Altro elemento portante sono i servizi innovativi specializzati: da Coop Voce, a Coop Salute, entrambi in sviluppo. Addirittura per il secondo si parla di passare, e Tassinari non lo nega, dal campo dei semplici prodotti e servizi di base, a vere forme di assistenza in grado di porsi in concorrenza con la Sanità pubblica, cosa coerente con il recentissimo “decreto Balduzzi”, che ha scaricato sulle spalle della popolazione e dei medici di base tutta una serie di costi in precedenza sostenuti dallo Stato.
Ma Tassinari crede ancora negli ipermercati, vecchi oggetti totemici del moderno, per i quali molti pronosticano una morte per progressiva consunzione? “Non penso affatto che l’iper non abbia più niente da dire e da dare – ha detto -. Solo questo format deve essere ripensato a fondo. Non basta un’offerta ricca, ma ci vogliono molti nuovi servizi, per un consumatore che è diventato un vero scienziato della spesa e che, nell’ultimo anno, mixando abilmente la scelta dei prodotti e dei canali, è riuscito a risparmiare, a gran totale, qualcosa come 1 miliardo di euro”.
Certo non è che il leader dorma sonni beati. Anche qui la crisi si sente, eccome, e mentre i margini volano bassi, il mondo politico, con le sue fasulle storie di “luci in fondo al tunnel” – gli spiritosi dicono che si tratta di un treno in corsa che sta per investirci – non fa che alimentare speranze che non trovano alcun fondamento. “Il 2013 – spiega Tassinari – porterà ancora il segno meno. Come si possono stimolare i consumi con un'inflazione che toccherà il 4,9%, mangiandosi altri 400 euro per famiglia”?
Il piano industriale del biennio 2012-2014 prevede 71 aperture – 62 supermercati e 9 ipermercati -, 110.000 mq di nuove superfici di vendita e oltre 400 milioni di investimenti, che frutteranno, a regime, 800 milioni di vendite. Un particolare accento viene posto sulla Sicilia, dove la nuova Supercoop sta serrando il legame con Aligrup di Despar, oggi in amministrazione controllata, ma pur sempre forte di quasi 180 punti di vendita.
Intanto si riconferma, come uno degli assi strategici, la marca privata, che in Coop ha un peso del 27,1%, in crescita del 2,4%, rispetto a una media del mercato del 17,5%, in salita dell’1%. Altro elemento portante sono i servizi innovativi specializzati: da Coop Voce, a Coop Salute, entrambi in sviluppo. Addirittura per il secondo si parla di passare, e Tassinari non lo nega, dal campo dei semplici prodotti e servizi di base, a vere forme di assistenza in grado di porsi in concorrenza con la Sanità pubblica, cosa coerente con il recentissimo “decreto Balduzzi”, che ha scaricato sulle spalle della popolazione e dei medici di base tutta una serie di costi in precedenza sostenuti dallo Stato.
Ma Tassinari crede ancora negli ipermercati, vecchi oggetti totemici del moderno, per i quali molti pronosticano una morte per progressiva consunzione? “Non penso affatto che l’iper non abbia più niente da dire e da dare – ha detto -. Solo questo format deve essere ripensato a fondo. Non basta un’offerta ricca, ma ci vogliono molti nuovi servizi, per un consumatore che è diventato un vero scienziato della spesa e che, nell’ultimo anno, mixando abilmente la scelta dei prodotti e dei canali, è riuscito a risparmiare, a gran totale, qualcosa come 1 miliardo di euro”.
Certo non è che il leader dorma sonni beati. Anche qui la crisi si sente, eccome, e mentre i margini volano bassi, il mondo politico, con le sue fasulle storie di “luci in fondo al tunnel” – gli spiritosi dicono che si tratta di un treno in corsa che sta per investirci – non fa che alimentare speranze che non trovano alcun fondamento. “Il 2013 – spiega Tassinari – porterà ancora il segno meno. Come si possono stimolare i consumi con un'inflazione che toccherà il 4,9%, mangiandosi altri 400 euro per famiglia”?
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