È stata notificata all’Agcm, lunedì 14 marzo, l’acquisizione da parte del Consorzio casalasco del pomodoro di Emiliana conserve. Come sempre, avverte l’Autorità “l’'avviso è volto a sollecitare eventuali osservazioni di terzi interessati, che hanno la possibilità di presentare eventuali osservazioni entro cinque giorni lavorativi dalla data dell'avviso”.

Emiliana conserve, fondata nel 1985 a Busseto (Parma) è la più grande azienda privata del nord Italia nella produzione di derivati di pomodoro per marchi terzi, con due stabilimenti produttivi (a Busseto e a San Polo di Podenzano, nel piacentino), circa 250.000 tonnellate annue di pomodoro fresco trasformato di provenienza settentrionale, un fatturato di circa 100 milioni di euro di cui il 50% dovuto alle esportazioni. Annovera, fra i propri clienti, numerosi e prestigiosi marchi italiani e stranieri.

Il capitale sociale, riporta il sito dell’azienda, è fortemente distribuito. La componente principale (poco più del 27%) è composta da aziende agricole singole, il 6% fa riferimento ai dipendenti, poco più del 12% a imprese operanti nella filiera del pomodoro, poco meno del 28% a organizzazioni di produttori agricoli, mentre il restane 37% rientra nella categoria degli ‘altri soci’.

Casalasco, il cui marchio di punta è Pomì, è decisamente un leader: il bilancio 2020, presentato ad agosto 2021, evidenzia ricavi in aumento, fino 338,3 milioni di euro, con un tasso di crescita pari al 10,1% rispetto al 2019, e un ulteriore incremento del margine operativo lordo (Ebitda), passato da 28,3 a 34,2 milioni di euro.

Con il 70% del fatturato, l’export è l’elemento portante del business. Vanta 7.600 ettari coltivati a pomodoro, 560 aziende agricole associate, una capacità di trasformazione di oltre 560.000 tonnellate di pomodoro fresco.