Comincia "l'esodo" dei retailer da Israele
Comincia "l'esodo" dei retailer da Israele
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di Luca Salomone
In seguito al conflitto divampato in Israele e nella striscia di Gaza, anche i retailer, ovviamente, stanno avendo gravissimi problemi, secondo un triste copione già visto in Russia e Ucraina.
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Al momento hanno chiuso, temporaneamente e per cautelare collaboratori e clienti, 84 punti vendita affiliati a Inditex e attivi, sul territorio, con tutte le insegne del gruppo. Lo stesso per H&M che, in loco, conta circa 25 negozi, e Ikea, che alligna 5 indirizzi.
Secondo quanto riporta Wall Street Italia si sono fermati poi i grandi corrieri, Fedex e Ups, le compagnie petrolifere, le banche e la finanza (JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Bank of America e Morgan Stanley) e varie compagnie aeree.
Nel frattempo, Carrefour è stato messo sotto accusa da alcune sigle sindacali pro palestinesi.
Il quotidiano specializzato Lineaires spiega che, a parere di queste organizzazioni, il gruppo francese sarebbe soprattutto 'colpevole' di avere colonizzato la Cisgiordania, occupata dagli israeliani nel 1976.
Inoltre, in tempi recenti, Carrefour ha inaugurato 50 punti vendita, fra ipermercati, supermercati e superette nello Stato ebraico.
Fra le aziende italiane attive nel Paese ci sono Ferrero, numerose firme della moda e del lusso, Banca Intesa e molte altre.
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