Esselunga guarda con interesse alla ricca opportunità delle ex aree industriali, in corso di bonifica un po’ in tutta Italia e specialmente a Milano, dove fervono i preparativi per l’Expo 2015. Secondo i bene informati, anche se come al solito l’azienda non ha detto nemmeno una parola, il gruppo di Bernardo Caprotti ha messo nel mirino un ricco appezzamento collocato all’interno della cosiddetta Città della Moda, un’area situata vicino al centro città dove stanno sorgendo a velocità record grattacieli ed edifici, destinati appunto a raggruppare tutto il ghota del fashion nazionale  e della finanza.

Si replica a Torino dove nell’area dell’ex fabbrica Westhinghouse, rilevata dal fondo Ream Sgr, per conto di un pool di banche, il Bernardo nazionale avrebbe dimostrato tutto il proprio desiderio di scendere in campo.  Si tratta di un lotto di ben 25.000 mq, che ospiterà in prevalenza strutture destinate a eventi culturali, convegni e congressi. Il Comune guadagnerà dall’operazione ben 20 milioni di euro, mentre Esselunga dal canto suo dovrebbe costituire, addirittura con un ipermercato, l’ancora commerciale della zona. Insieme alla catena più dinamica d’Italia si annuncia lo sbarco di Jumbo Eventi, leader nel settore dell’organizzazione di eventi sportivi, aziendali e pubblici.

L’area ha il grande vantaggio di essere già destinata a terziario e dunque non si rende necessaria nemmeno una variante del piano regolatore, cosa che avrebbe portato via tempo prezioso nelle solite bibliche riunioni degli enti locali, tradizionali custodi delle peggiori forme di conservatorismo economico, atteggiamento che però vacilla sempre di più di fronte alle casse che si svuotano.

Il tutto merita una considerazione finale. Le aree dismesse sono oggi una lauta opportunità che si offre a tutti, ma specialmente alla gdo, di creare dei centri commerciali in aree altrimenti inespugnabili, tracciando una via italiana agli shopping center di quartiere, formula che all’estero trionfa: basta guardare alla Francia, dove progetti faraonici come quello legato alla ristrutturazione in chiave distributiva dell’antica Gare Saint Lazare, in piena Parigi, offrono un esempio lampante di illuminismo economico.