Secondo gli osservatori internazionali il re del discount, Aldi, è senz’altro il distributore che ha maggiormente beneficato della recessione. I risultati che vengono dai mercati maturi vanno ben oltre la banale osservazione che questo format, grazie alla convenienza, è ovviamente anticiclico. La marcia è quella di un ciclone, che sbaraglia i concorrenti e li lascia attoniti.

Germania: in patria Aldi Nord, nel 2012, ha registrato un fatturato di 11,5 miliardi di euro nei suoi 2.240 store (le previsioni per il 2013 sono ancora superiori), mentre Aldi Sud, che può contare su 1.880 negozi, è cresciuto del 6%, con un risultato pari a 15 miliardi di euro.

Irlanda: i ricavi sono saliti di oltre 1 miliardo di sterline passando da 2,76 miliardi (3,2 miliardi di euro) a 3,89(4,59 miliardi di euro) nell’esercizio 2012. L’utile ante imposte è addirittura esploso: 83,3 milioni di euro nel 2011 e 186,6 nel 2012. La quota di mercato dell’insegna germanica è progredita drasticamente per toccare il 24,3%, ossia poco meno di un quarto delle vendite di beni di largo consumo.


Stessa situazione in Scozia, dove, come riferisce Freshplaza sulla base delle fonti di stampa locali i profitti lordi sono quasi raddoppiati: da 82,7 a 158 milioni di euro.

La strategia è abbastanza lineare, ma sarebbe impossibile attuarla con risultati meno brillanti: una media di aperture di 30-40 negozi l’anno, prezzi ipercompetitivi, una crescita sul versante della qualità. Basti dire che nei Paesi sviluppati il carrello medio presso Aldi, per una spesa praticamente completa (17 referenze), è intorno ai 22 euro.

Matthew Barnes, amministratore delegato del gruppo, conferma: "Disponiamo di un'offerta semplice e a basso prezzo, di immediata comprensione per i clienti che evitiamo di confondere con offerte promozionali e scontistiche varie".