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Vendite al dettaglio, l’anno riparte con -2,1%. Confcommercio: china pericolosa

Vendite al dettaglio, l’anno riparte con -2,1%. Confcommercio: china pericolosa
Vendite al dettaglio, l’anno riparte con -2,1%. Confcommercio: china pericolosa

Vendite al dettaglio, l’anno riparte con -2,1%. Confcommercio: china pericolosa

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Avvio d’anno nero per le vendite al dettaglio.

A gennaio, i dati Istat rilevano vendite al dettaglio in crescita dell’1% a valore e un calo a volume del 2,1%. Si protrae quindi la fase negativa che ha caratterizzato il biennio 2022/23.
Più pesanti i dati dei soli alimentari: crescono a valore del 2,4% e diminuiscono a volume del 2,8%. I non alimentari calano sia a valore (-0,2%) che a volume (-1,6%).
Significativi anche i dati sui canali della distribuzione moderna: i discount strappano un +4% a valore contro il +2% dei supermercati e il +1,7% degli ipermercati. Il commercio elettronico segna +1%.

China pericolosa

Per il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, «la riduzione con cui si apre l’anno, sia congiunturale sia tendenziale, consolida una pericolosa traccia ribassista che, considerata l’importanza dei consumi nel conto degli impieghi finali del prodotto lordo, non può non destare preoccupazione. Da alcuni mesi le famiglie italiane hanno stabilizzato, o ridotto, i consumi turistici interni. A gennaio le presenze di italiani in Italia si sono contratte del 3,7% rispetto all’analogo mese del 2023, mentre quelle degli stranieri fanno segnare il massimo di sempre (8,2 milioni di notti con +12,6% rispetto a gennaio 2023). Tali differenze indicano la relativa debolezza della domanda interna».

A proposito poi del ritorno dell’inflazione su valori molto contenuti (a febbraio la variazione generale annua è stata dello 0,8%), Bella sottolinea che «non sembra ancora aver prodotto un significativo impatto sulle decisioni d’acquisto delle famiglie che stanno, presumibilmente, ricostituendo le proprie riserve finanziarie. La piccola riduzione dell’occupazione a gennaio può essere un campanello di allarme». Il direttore dell’ufficio studi conclude: «La piccola riduzione dell’occupazione a gennaio può essere un campanello di allarme. Il test sulla fiducia delle famiglie di marzo sarà decisivo: un’eventuale riduzione, dopo quattro mesi di crescita, potrebbe condurre a una lettura negativa, e non più interlocutoria, dei dati congiunturali».

Saldi flop

Dal fronte di Federdistribuzione, il presidente Carlo Buttarelli osserva che «l’Istat conferma con i dati di febbraio il trend di rallentamento dell’inflazione e del carrello della spesa, in ulteriore frenata al +3,4%, ma la congiuntura economica rimane caratterizzata dalla debolezza dei consumi sia alimentari che non alimentari, confermata dall’andamento insoddisfacente dei saldi invernali. In questo contesto si inseriscono le tensioni geopolitiche per la crisi del Mar Rosso che sta mettendo sotto pressione il commercio internazionale e alcune catene di approvvigionamento, con ritardi nelle forniture e incrementi dei costi per alcune filiere del comparto non alimentare. Il nostro settore conferma l’impegno nel contrasto all’inflazione ma, per la tenuta economica del Paese, risulta oggi prioritario sostenere con misure specifiche sia la domanda interna sia la crescita e gli investimenti delle imprese.

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