di Emanuele Scarci

Un 2023 da dimenticare per i consumatori italiani. Nel “ricco” mese di dicembre, secondo le rilevazioni preliminari Istat, le vendite al dettaglio sono risultate inferiori addirittura a quelle del mese precedente sia a valore (-0,1%) che a volume (-0,5%).
Il dato complessivo annuale segna +2,8% per le vendite a valore, rispetto all’anno precedente, ma flettono i volumi, -3,7%. Nell’intero anno, le vendite dei beni alimentari crescono del 7,1% a valore e il non food del +2%.
Quanto ai canali commerciali, il valore delle vendite al dettaglio dell’intero 2023 vede +8,2% per i discount alimentari, +6,4% per i supermercati e +5,2% per gli ipermercati. Le piccole superfici crescono a valore dello 0,4% (molto inferiore all’inflazione) mentre il commercio elettronico avanza dell’1,8%.

Confcommercio: dicembre nero

Mariano Bella, direttore dell'ufficio studi Confcommercio, rimarca che "il dato di dicembre delle vendite al dettaglio (-0,5% a volume su novembre) è un sintomo di come la situazione sul versante dei consumi rimanga molto complicata. Dopo un bimestre segnato da modesti ma confortanti recuperi, dicembre conferma la difficoltà della spesa delle famiglie nell’intraprendere un percorso di crescita consolidato o, comunque, in grado di mettere al riparo l’attività economica da pericolose oscillazioni. Permangono situazioni molto complicate, con alcuni segmenti di consumo, tra cui abbigliamento e calzature e mobili ed elettrodomestici che vedono calare le vendite anche a valore, con particolari penalizzazioni per le imprese di minori dimensioni. Si spera che la stagione dei saldi ne migliori il fragile profilo economico-finanziario".

Federdistribuzione: futuro fragile

Per Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, “nonostante un raffreddamento della crescita dei prezzi e qualche timido segnale positivo sull’andamento delle vendite durante il periodo natalizio, permane una congiuntura economica caratterizzata da consumi deboli per gli effetti dell’inflazione che, nei mesi scorsi, ha messo in difficoltà il potere d’acquisto delle famiglie. Anche per i prossimi mesi si prevede una situazione contraddistinta dall’incertezza. In particolare, l’impatto sul commercio internazionale della crisi del Mar Rosso inizia a mettere sotto pressione alcune filiere e imprese del comparto non food, con il rischio sia di un incremento dei ritardi delle forniture sia di un aumento dei costi”.