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Carrefour e il progetto vino: ai giovani piace, ma chiedono più informazioni nel pdv

Carrefour e il progetto vino: ai giovani piace, ma chiedono più informazioni nel pdv
Carrefour e il progetto vino: ai giovani piace, ma chiedono più informazioni nel pdv

Carrefour e il progetto vino: ai giovani piace, ma chiedono più informazioni nel pdv

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Ai giovani piace il vino, più della birra, ma sul punto vendita non riescono ad avere informazioni sufficienti per scegliere.

Almeno questo emerge dalla ricerca commissionata da Carrefour a Swg e presentata in occasione di Milano wine week con il titolo “Annata 2.0: il vino per i nativi digitali”.

Secondo il sondaggio, i Millenials (da 26 a 41 anni) apprezzano (per l’88%) il vino, che non ha rivali e che, tra gli alcolici, è secondo soltanto alla birra per la Generazione Z (tra 18 e 25 anni) che lo sceglie nel 60% dei casi. Tuttavia, entrambe le generazioni – il 40% dei Millenials e il 44% della Generazione Z – dichiarano di non essere informate, rivelando un’interessante area di intervento per le insegne della Gdo. Il 69% della Generazione Z e il 71% dei Millenials sceglie il punto vendita quando si tratta di acquistare vino.

Determinante, quindi, nelle abitudini di acquisto, la presenza di un esperto che sappia raccontare le caratteristiche dei diversi vini e consigliare la bottiglia più adatta alle proprie esigenze. Un servizio che il 73% dei giovani cerca e non trova nei supermercati.

Progetto Carrefour

“Il vino non è una categoria autoreferenziale – ha detto Lorenzo Cafissi, 32 anni, responsabile vino di Carrefour Italia -. E il progetto partito 2 anni fa ha, tra l’altro, il compito di semplificare, nel punto vendita, il linguaggio per giovani e giovanissimi, far conoscere i territori attraverso il vino e scegliere il prodotto non in base al prezzo ma alla qualità”.

Nell'ultimo biennio, Carrefour ha sviluppato e rinnovato il concetto di private label nel vino, costruendo una selezione di più di 50 referenze esclusive, studiando a quattro mani packaging e prodotto con aziende produttrici come Alois Lageder, Cà Maiol, Feudi di San Gregorio, Frescobaldi, Sella e Mosca, Tasca D’Almerita e diverse altre, di cui le bottiglie riportano il marchio. Completa l’offerta, un assortimento di vini a marchio proprio.

"La voglia di un ritorno alle radici da parte delle nuove generazioni è visibile non solo nella scelta del vino ma anche in altre scelte di consumo, dai viaggi all’abbigliamento - ha sottolineato Antonio Capaldo, presidente Feudi di San Gregorio -. Ciò che registriamo è che i giovani chiedono sempre più ai produttori di vino un impegno verso il territorio che passa necessariamente attraverso la sostenibilità a 360 gradi. Sostenibilità che per noi riguarda certamente il prodotto ma inevitabilmente anche il rapporto con i dipendenti e i partner di filiera: da qui la nostra scelta di essere una società Benefit e di arrivare alle certificazioni Equalitas e B Corp".


Territorio e cultura

Tornando al sondaggio Swg, il vino è indicato dai giovanissimi molto più di una semplice bevanda: oltre l’80% di Millenials e Generazione Z lo reputa un’eccellenza italiana e l’87% sottolinea come racchiuda in sé storia, cultura e tradizione.
Questo fa sì che, quando si parla di vino, il 60% della Generazione Z e il 67% dei Millenials sono più interessati a consumarlo con consapevolezza e ad acquistarlo prestando attenzione a caratteristiche organolettiche, al legame con il territorio di produzione e alla tradizione.

Il sondaggio Swg smentirebbe quindi l’assunto che il vino è una delle bevande più analogiche esistenti. Anche perchè emerge che la maggior parte dei giovani sceglie il supermercato: il 37% della Generazione Z e il 53% dei Millenials acquistano direttamente dai produttori vinicoli.

Ma a stupire maggiormente per la Generazione Z, i cosiddetti “nativi digitali”, è il dato relativo all’online: solo il 18% dichiara di acquistare vino su Internet.

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