L’Italia è leader della green economy per molti degli indicatori che mappano le dimensioni della transizione verso la sostenibilità: terza nella UE-28 per emissioni atmosferiche di Co2 equivalente per unità di prodotto, seconda sia per input energetici e di materia per unità di prodotto, seconda per superfici destinate all’agricoltura biologica.

Transizione eco che deve ulteriormente progredire per raggiungere gli obiettivi di medio periodo e per ridurre le emissioni di gas serra imputabili alle attività produttive (oltre il 76%), anche perché gli investimenti green rappresentano un fattore decisivo per il successo delle imprese italiane: l’incremento del valore aggiunto per addetto nelle imprese altamente sostenibili è superiore del 10%.

Ma la promozione di comportamenti sostenibili e acquisti green rappresenta un volano fondamentale (alle famiglie sono ricondotte il 24% delle emissioni di gas serra).

Il contesto è positivo: tra gli italiani è forte la sensibilità verso i temi ambientali e la crescente attenzione alla sostenibilità genera consapevolezza del proprio ruolo e porta alla definizione di nuovi modelli di acquisto.

E’ questa la fotografica scattata dall’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma in collaborazione con Sin Life presentato a Marca 2020 durante il quale sono intervenuti: Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence di Nomisma, Alessandro Manzardo, Co-founder Spin Life Università di Padova, Stanislao Fabbrino, Presidente di Fruttagel, Luciano Villani, Responsabile Imballi COOP, Francesco Faella, Presidente Teatra Pak, Armando Garosci, giornalista di Largo Consumo.

Nel 2019 1 azienda su 5 ha previsto di effettuare investimenti in tecnologie green (21,5% a fronte di un più timido 14,3% registrato solo 8 anni primi – fonte: GreenItaly). Non solo, il 56% delle imprese ha già adottato comportamenti per ridurre l’impatto ambientale e il 13% ha investito in processi di economia circolare. Sono questi i primi ma decisi segnali del ruolo attivo che l’attenzione all’ambiente ricopre oggi nel sistema produttivo italiano – in cui solo il 18% delle imprese risulta già altamente sostenibile, contro un 52% ancora non sostenibile.