di Emanuele
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Il carrello
della spesa traina l’inflazione. Secondo l’Istat, a settembre l’aumento dei
prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” (comprende i beni alimentari e
quelli per la cura della casa e della persona), è schizzato dal 9,6% all’11,1%
rispetto a un anno fa. Per trovare un livello analogo bisogna risalire al 1983.
Carrello della spesa quindi più caldo dell’inflazione generale che si ferma all’8,9%. Il fatto nuovo è che l’ulteriore accelerazione dell’inflazione si deve soprattutto ai prezzi dei beni alimentari
(+11,5%), sia lavorati che non lavorati.
La febbre dei prezzi però non colpisce solo l’Italia: nell’Eurozona il balzo dei prezzi a settembre
è stato del 10% su base annua, dal 9,1% di agosto.
Tempesta
perfetta
Secondo
Federdistribuzione, il dato del carrello della spesa, che da giugno cresce più
dell’indice generale dell’inflazione, fotografa il drammatico percorso che le
aziende della distribuzione hanno affrontato negli scorsi mesi a fronte
dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. “L’impegno a rendere
graduale l’aumento dei prezzi al consumo, attraverso l’assorbimento di ampi
margini di aumento dei listini - osserva Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio
studi di Federdistribuzione - ha raggiunto un livello critico, non più
sostenibile dalle imprese. Occorre infatti considerare che oggi la distribuzione
moderna registra un’inflazione media all’acquisto del +15%, con un
differenziale di quasi 4 punti percentuali rispetto ai prezzi registrati al
consumo”.
La scossa
C’è poi il
capitolo dell’aumento delle bollette di luce e gas. Le imprese si trovano a
dover coprire costi dell’energia mediamente più che triplicati. “Il decreto
Aiuti ter, che ha innalzato le soglie di credito d’imposta - aggiunge Buttarelli
-, è stato solo un piccolo passo avanti, ma non è sufficiente a garantire la
tenuta economica delle imprese nei prossimi mesi. Occorre un intervento
urgente, già in fase di conversione del decreto legge, per introdurre nuove
misure che vanno dall’innalzamento ulteriore del credito d’imposta alla
rateizzazione delle bollette, dalla possibilità di ammortamento dei costi
energetici alla copertura del periodo luglio-settembre e dei mesi successivi a
dicembre 2022”.
Infine, i
retailer temono che un’ulteriore spinta inflazionistica, spinta dai maggiori
costi dell’energia, possa frenare i consumi di fine anno che valgono fino al 40%
del fatturato annuale.