di Emanuele Scarci

“Spero di essere smentito, ma a luglio l’inflazione sarà di poco sotto al 10%. Ci sono tutti i prodromi e li conosciamo già da prima di Natale. Occorre ridurre l'Iva sui prodotti con frequenza d’acquisto e penetrazione più elevate”: così un tweet di Francesco Pugliese, presidente di Gs1 Italy, che lo scorso marzo propose al Governo la riduzione dell’Iva sui prodotti alimentari di base.

I dati sull’inflazione di luglio, l’Istat li renderà pubblici venerdì prossimo partendo dal dato dell’8,3% annuale maturato a giugno.
Il Governo intanto sta valutando un secondo bonus da 200 euro e la possibilità di azzerare l’Iva su pane e pasta e ridurla dal 10 al 5% su carne e pesce con il secondo Decreto Aiuti della prossima settimana. Contro questa misura si schiera chi pensa che il taglio dell’Iva possa perdersi nelle maglie delle catene distributive.

Meglio il taglio dell’Iva

Dal suo canto, il Codacons sostiene che l’azzeramento dell’Iva per beni primari come pane, pasta, olio e patate, e la riduzione dell’aliquota dal 10% al 5% su carne e pesce produrrebbe un risparmio medio pari a circa 198 euro a famiglia, praticamente la stessa entità del bonus da 200 euro. I consumatori sostengono che il taglio dell’Iva è preferibile al bonus a pioggia che, come visto in passato, non migliora le condizioni delle famiglie e non si trasmette sui consumi.
Per Codacons, azzerare l’Iva (oggi al 4%) sul pane fresco costerebbe allo Stato 253 milioni di euro, 76 milioni di euro per la pasta, mentre dimezzare l’aliquota dal 10 al 5% su carne e pesce avrebbe un costo per le casse statati per complessivi 1,1 miliardi di euro.
Considerati gli aumenti dei generi alimentari, i cui prezzi a giugno sono saliti in media del +9% su base annua, e l’incidenza della spesa alimentare sui diversi nuclei familiari, l’abbattimento dell’Iva dei diversi generi alimentari di prima necessità produrrebbe un risparmio medio annuo che varia dai 180 euro per una coppia senza figli agli oltre 300 euro per un nucleo di 5 persone.

Retailer sotto pressione

Intanto oggi Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione, ha partecipato all’incontro svoltosi a Palazzo Chigi con Mario Draghi.
“Le aziende del settore distributivo - ha detto al termine Frausin - continuano a essere sotto pressione, strette tra l’aumento dei costi dei beni di largo consumo e l’impegno a mitigare con grande senso di responsabilità l’impatto sui prezzi al consumo. Una situazione che ha portato le nostre aziende ad assorbire parte dei rincari, a fronte di continui aumenti di costo dei beni energetici e delle materie prime, ma che non è più sostenibile dal punto di vista economico. In un contesto di inflazione crescente, quindi, è più che mai urgente continuare a sostenere i consumi, preservando il potere di acquisto degli italiani e prestando la necessaria attenzione alle fasce a basso reddito e alle famiglie con figli”.

Frausin ha poi aggiunto: “È urgente, inoltre, continuare ad agire con decisione a sostegno delle imprese, intervenendo sui maggiori costi energetici. Oltre ad annullare sino a fine anno gli oneri di sistema dell’energia elettrica, occorre necessariamente superare il regime ‘de minimis’ sui crediti d’imposta per energia e gas previsto nel II semestre 2022 e prorogare i crediti al III trimestre. Infine, è fondamentale introdurre la deducibilità maggiorata dei costi energetici, in grado di incidere significativamente su una voce di spesa che sta mettendo in difficoltà le nostre imprese”.