Il Crodino se ne va ma il Paese non ci sta
Il Crodino se ne va ma il Paese non ci sta
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"Il Crodino non deve lasciare Crodo".
Così gli amministratori della valle Antigorio (una laterale dell’Ossola) si mobilitano e protestano, per difendere l’aperitivo «biondo» di proprietà Campari che porta il nome del piccolo paese piemontese e che venne imbottigliato per la prima volta il 28 luglio 1965 in 53.855 pezzi.
Nel 2017 il gruppo Campari – riporta il Corriere della Sera Economia - vendeva alla danese Royal Unibrew le bevande gassate analcoliche a base di frutta Lemonsoda, Oransoda, Pelmosoda e Mojito Soda e i marchi Crodo (a esclusione di Crodino) per 80 milioni di euro,oltre al sito produttivo e di imbottigliamento di Crodo, la sorgente d’acqua e il magazzino.
Il piano industriale della cessione dello stabilimento prevedeva che per 3 anni si sarebbe mantenuta la produzione del Crodino in Ossola che puntava a mantenere la tenuta occupazionale. Tre anni sono passati. La produzione del Crodino dovrebbe cessare a dicembre 2020 per essere trasferita altrove, probabilmente nello stabilimento Campari di Novi Ligure. Sono 80 i dipendenti nello stabilimento di Crodo – precisa il Corriere della Sera Economia - e per il momento non è stata presentata nessuna lista esuberi ai sindacati.
Il sindaco, Ermanno Savoia, ha deciso di chiamare a raccolta amministratori, politici, sindacalisti e lavoratori per un’assemblea che si terrà venerdì sera. L’amministrazione sta cercando di convincere Campari, che ha mantenuto la produzione a Crodo in questi anni nonostante la vendita. «Dobbiamo fare di tutto perché una produzione che lega il suo nome al territorio, il Crodino, non emigri verso altri stabilimenti», sostiene il sindaco Savoia.
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