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Gorgonzola Dop chiude il 2016 con segno più

Gorgonzola Dop chiude il 2016 con segno più
Gorgonzola Dop chiude il 2016 con segno più

Gorgonzola Dop chiude il 2016 con segno più

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Redazione

Nel corso dell'Assemblea Nazionale del Soci del Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola Dop sono stati illustrati i risultati raggiunti nel corso del 2016.

Per quanto riguarda la produzione, in particolare, sono state prodotte 4.581.155 forme, in crescita dell'1,78% rispetto al 2015. Il 68,5% delle referenze proviene dalle province piemontesi di Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato; poco meno di un terzo della produzione rimane, invece, alle 10 province lombarde incluse nella zona consortile di produzione (Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza, Pavia e Varese).

Il Gorgonzola Dolce rimane la tipologia più consumata, ma quella piccante è in continua crescita e arriva all’11,27% del totale; gli acquirenti di questa tipologia aumentano al Nord, ma è al Sud dove si consuma maggiormente. La varietà bio, inoltre, ha avuto un aumento di circa 10 mila forme, ma riguarda una quota di mercato circoscritta, pari a 34 mila forme sul totale (0,74%).


Incremento anche per il consumo nazionale (+2,4%) grazie all’aumento di penetrazione sul mercato interno: l’ultimo trimestre è stato molto positivo, con un +5,3% a volume. Crescono le famiglie acquirenti nel Nord-Ovest, mentre soffre l’area Nord-Est e calano sensibilmente il Centro e la Sardegna. Nella Gdo, oltre al prodotto a marchio, gli acquisti maggiori si orientano anche al banco sia verso il prodotto sfuso venduto a peso (42%) sia verso quello in formato take-away (44%).


Buone notizie anche dall'export: il Gorgonzola viene esportato in 76 Paesi nel mondo, dove vola il 36% della produzione (+9%). L’Unione Europea si conferma la principale destinazione (+9,5%): Germania e Francia da sole importano quasi la metà di tutto l’export mondiale (oltre 10 mila tonnellate su 20.237 totali). Interessante il caso degli Stati Uniti, dove le numerose imitazioni locali sottraggono quote di mercato. Ciò nonostante, nel 2016 le importazioni fanno registrare un +46% rispetto all’anno precedente (pari a 482 tonnellate). L’Asia, invece, incrementa l’import del 5,4%.

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