Despar Centro-Sud ripropone “La Tavola della Speranza”
Despar Centro-Sud ripropone “La Tavola della Speranza”
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Ritorna per il terzo anno consecutivo l’evento solidale più atteso del Natale di Despar Centro-Sud, pensato per regalare un sorriso a chi è meno fortunato.
Una grande “Tavola della Speranza” unirà il 21 dicembre sotto il segno della solidarietà 8 Comuni tra Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, in collaborazione con le Caritas Diocesane di Barletta (Bt), Corato (Ba), Cosenza, Marigliano (Na), Melfi (Pz), Pescara, Trani (Bt) e Vibo Valentia. Grazie al prezioso aiuto dei referenti parrocchiali dei vari centri in cui Despar opera, “La Tavola della Speranza” unirà circa 3.000 tra poveri, senza tetto e richiedenti asilo lontani dal proprio Paese e dai propri cari ai quali sarà donata la possibilità di sedere ad una grande tavola apparecchiata e imbandita per gustare una Cena natalizia dal sapore speciale.
Una cena in cui le differenze religiose e le abitudini culturali saranno rispettate con un menù studiato appositamente per le varie etnie degli ospiti, nel pieno spirito della condivisione e dell’armonia.
La povertà rappresenta per l’Italia, e in particolare per il Mezzogiorno, una delle piaghe sociali più importanti. 4 milioni e 742 mila le persone stimate che vivono al di sotto della soglia di povertà, e di queste ben 1 milione e 292 mila sono minori.
«In uno scenario socio-economico instabile, come quello in cui operiamo – spiega Pippo Cannillo Presidente e Amministratore Delegato di Despar Centro-Sud - le imprese del territorio possono e devono interpretare, ora più che mai, un ruolo centrale nella vita quotidiana delle persone. Nella nostra quotidianità, noi di Despar Centro-Sud, ci impegniamo sempre ad avere uno sguardo su ciò che sono i bisogni di tutti, e quello alimentare è un bisogno primario. Il cibo è una risorsa da non sprecare, ma è anche uno strumento di benessere e veicolo di salute. Dare valore al territorio, attraverso la qualità dei nostri prodotti, significa puntare su tantissime realtà locali e investire sulle persone che, meglio di chiunque altro, conoscono i sapori che raccontano la nostra tradizione».
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