La terza e ultima giornata del World Pear Forum, tenutosi dal 28 al 30 novembre a Ferrara in concomitanza di Futurpera 2019, è stata dedicata alle nuove sfide per il comparto pericolo, con particolare attenzione al problema della cimice asiatica. L’introduzione è stata affidata a Elisa Macchi, direttore di CSO Italy.

La perdita oggettiva nel solo comparto pere nel Nord Italia, tenendo presente i danni economici sia in fase produttiva che in quella del post raccolta e dell’indotto, è stata quantificata da CSO Italy in 267,5 milioni di euro.

“Per il 2019 abbiamo calcolato una perdita di redditività alla produzione davvero pesante, pari 8.600 euro/ha, frutto di una PLV (produzione lorda vendibile) di appena 8.900 euro per ettaro a fronte di costi di produzione pari a 17.500 euro”, spiega Macchi.

Numeri deludenti che potrebbero segnare in negativo anche il futuro del comparto: facendo infatti una proiezione al 2022 per la sola Regione Emilia-Romagna, da dove proviene il 70% della produzione di pere made in Italy, si prefigura un calo del 18% della produzione di Abate, del 19% per Conference, del 13% per Kaiser e del 22% per Decana.

“Si tratta solo di stime - ha precisato Elisa Macchi - sintesi del numero di impianti che entreranno in produzione e dell’ipotesi di quelli che verranno abbattuti, realizzata in base al tasso di abbattimento registrato negli ultimi anni. Sono dunque percentuali che andranno verificate. Tuttavia, se le difficoltà evidenziate quest’anno non troveranno soluzioni veloci, o non ci saranno aiuti per superare questo momento critico, le proiezioni non solo potrebbero diventare reali ma addirittura la realtà potrebbe essere anche peggiore di quanto ipotizzato”.