Coop Alleanza 3.0: via al contratto integrativo unico ma taglio dei costi operativi e più flessibilità
Coop Alleanza 3.0: via al contratto integrativo unico ma taglio dei costi operativi e più flessibilità
- Information
di Emanuele Scarci
Un nuovo e unico contratto integrativo aziendale per 17 mila addetti in cambio di flessibilità del lavoro nelle fasce orarie di maggior afflusso della clientela, con turni da definire settimanalmente.
E’ questa la via maestra su cui Coop Alleanza 3.0 intende orientare il confronto per il rinnovo del contratto integrativo aziendale che deve superare i 3 applicati con la nascita, nel 2016, della più grande cooperativa dei consumatori, sorta dalla fusione di Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense.
Il dg Piermario Mocchi e il suo staff hanno messo subito in chiaro con i sindacati le caratteristiche del servizio di vendita offerto da Coop Alleanza 3.0 e quindi il superamento delle rigidità orarie e organizzative degli addetti.
Dal Friuli alla Sicilia
I sindacati sanno che la maggiore cooperativa di consumo ha urgente bisogno di completare il processo di riorganizzazione, anche riducendo i costi operativi e il peso degli ipermercati che incidono per la metà del fatturato.
Il colosso della distribuzione copre l’Italia dal Friuli, passando dall’Adriatico, fino alla Puglia, Calabria e Sicilia (queste ultime due regioni cedute a franchisee, la Puglia solo in parte). Utilizzando 6 format: superette, negozio di vicinato, supermercati (fino a 1.500 mq.), superstore (entro i 2.500 mq.) e 2 categorie di ipermercato, uno detto “misto” e l’altro di “destinazione”.
Sul traffico giornaliero, le vendite si concentrano per il 40% del fatturato tra le 9 e le 12, per il 20% dalle 12 alle 17 e per il restante 40% dalle 17 alla chiusura dei negozi.
Inoltre il giorno di lavoro meno gradito per i lavoratori, la domenica, si conferma il 3° della settimana con maggiori vendite, pari al 12% del fatturato.
Coop Alleanza 3.0 ha infine proposto di superare le attuali regolamentazioni contrattuali sulle pause giornaliere, sancendo - secondo i sindacati - che non debbano essere retribuite.
Le organizzazioni sindacali per ora hanno risposto picche alle proposte aziendali, ma il confronto va avanti, con incontri fissati per il 17 e il 22 febbraio.
Uscire dal tunnel
Nel 2020, le vendite a insegna Coop (somma tra rete diretta, partecipate della Gdo, Easycoop e franchising) hanno raggiunto i 5,12 miliardi (4,36 miliardi la gestione diretta) ma con una perdita consolidata di 132 milioni. L’Ebitda 2020 della gestione caratteristica è vicino al pareggio e nel 2021 potrebbe risultare positivo.
La soluzione della crisi passa anche dalla cessione in franchising di quei punti vendita la cui gestione risulta insostenibile. Alcuni sono stati chiusi. L’anno scorso un pacchetto di 15 pdv, in Friuli, Veneto ed Emilia, era stato ceduto al franchisee Armonie, ma a gennaio il contratto è stato rescisso per inadempienza.
Infine, nel 2021, Coop Alleanza 3.0 per fare cassa ha ceduto 5 centri logistici, tutti in Emilia, al gigante americano Cbre, ma 4 sono rimasti operativi per la stessa cooperativa grazie a un accordo di lease back.
Ti è piaciuto l'articolo?
Iscriviti alla newsletter e non perderti gli altri aggiornamenti.