Caviro, meno Tavernello e più economia circolare
Caviro, meno Tavernello e più economia circolare
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di Emanuele Scarci
Caviro sempre più trainata dal business dell’economia circolare e meno dal vino.
La cooperativa di Faenza ha approvato il bilancio 2022/23 (chiuso al 31 agosto) con un fatturato consolidato di 423 milioni di euro, in lieve crescita rispetto ai 417 milioni dell’esercizio precedente. L’Ebitda è stato 33,2 milioni (36,2 milioni) e la Posizione finanziaria netta di 74,3 milioni (73,8 milioni). Nel nuovo Cda è stato confermato il presidente Carlo Dalmonte, dal 2012 ai vertici del gruppo, e sono entrati 4 nuovi consiglieri.
I risultati dell’anno fiscale 2022-2023 sono stati trainati dal buon andamento di Caviro Extra, la società dedicata alla valorizzazione dei sotto-prodotti delle filiere agroindustriali italiane. Caviro Extra raccoglie circa 624 mila tonnellate di scarti produttivi che trasforma in semilavorati e materia prima per aziende agronomiche, industriali, farmaceutiche e alimentari. Un ruolo rilevante lo riveste anche l’export che ha raggiunto 143 milioni (+16% sull’anno precedente), dei quali oltre 103 milioni provenienti dal settore vino. La crescita delle esportazioni è stata guidata soprattutto dal mercato britannico.
Nella divisione vino, Caviro conta su una rete di 12 mila soci, 27 cantine, 35.200 ettari vitati (in media 3 ettari a impresa) e 660 mila tonnellate di uva prodotta, quasi il 10% del totale nazionale. La cooperativa romagnola ritira “solo” 2 milioni di ettolitri prodotti, il resto è diretto verso altri imbottigliatori. I vini da tavola sono il core business della divisione, a partire dal Tavernello. Ma nell'offerta ci sono anche i vini veneti di Cesari, i toscani della Leonardo e i romagnoli di Vigneti Romio.
Anno positivo
Dalmonte ha detto che “nonostante gli eventi straordinari vissuti
nell’ultimo anno, mi riferisco all’incendio che ha coinvolto il sito di Faenza
e alla grave alluvione, il gruppo ha raggiunto risultati positivi e
confermato la propria solidità”.
Caviro conferma la propensione ai progetti legati ai contratti di
sviluppo, tra cui gli investimenti tecnici sul nuovo magazzino automatico
della Cantina di Forlì e l’avvio di una fase di ridefinizione post
incendio nella sede di Faenza,
“Il nuovo anno - ha aggiunto Dalmonte - sarà ancora più complesso. Il riassetto organizzativo segna l’inizio di un nuovo capitolo con una nuova direzione a contrastare gli effetti di un trend negativo. L’approccio sarà di massima prudenza e con un focus sul contenimento dei costi e sulla massima valorizzazione dei prodotti di tutte le unità produttive, anche in termini di prezzo di vendita”.
Il riferimento di Dalmonte è alla nuova direzione generale: in estate è
uscito, dopo 6 anni, il dg SimonPietro Felice, sostituito, a sorpresa, dal trio
Fabio Baldazzi, Giampaolo Bassetti e Valentino Tonini.
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