Beni durevoli: acquisti 2023 record a 75 mld, non è solo inflazione
Beni durevoli: acquisti 2023 record a 75 mld, non è solo inflazione
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La spesa delle famiglie italiane in beni durevoli a fine anno supererà per la prima volta la soglia dei 75 miliardi di euro con una crescita del 2,3% in volumi e del 9,4% in valore sul quale incide un aumento medio dei prezzi pari al 7%.
Sono le stime dell’Osservatorio Findomestic 2023, realizzato dalla società di credito al consumo del Gruppo Bnp Paribas in collaborazione con Prometeia e giunto alla sua trentesima edizione.
A determinare quest’andamento è soprattutto l’accelerazione del mercato della mobilità, in recupero del 18,8% sull’anno scorso per un fatturato di 41,5 miliardi grazie a una netta inversione di tendenza del settore auto, che non riesce tuttavia a colmare il gap in volumi rispetto al pre Covid; sostanzialmente stabile, invece, il settore casa, che chiuderà il 2023 a -0,3% per un valore di 33,5 miliardi, con un’espansione del 4,9% dei grandi elettrodomestici e un incremento del 2,3% dei mobili che controbilanciano i forti cali dell’elettronica (-24,8%) e dell’information technology (-6%).
Secondo l’Osservatorio Findomestic il valore dei consumi di durevoli è in crescita a doppia cifra in sei regioni italiane. Gli incrementi top si registrano in Lazio, Toscana (entrambe a +10,8%), Lombardia (+10,5%), Valle d’Aosta (+10,4%), Emilia-Romagna e Liguria (entrambe a +10,1%); in fondo alla classifica si trovano, invece, Puglia (+6,6%), Trentino-Alto Adige (+6,7%) e Molise (+6,9%). In valore assoluto, la Lombardia si conferma prima in Italia con un mercato da 15,2 miliardi, seguita dal Lazio a 7,4 miliardi e dal Veneto a 6,9 miliardi; fanalini di coda le regioni meno popolose: Basilicata con 500 milioni, Molise con 340 milioni e Valle d’Aosta con 200 milioni.
Dal 1993 a oggi l’incidenza della spesa in beni durevoli rispetto ai consumi totali - misurata in volumi, quindi depurata dagli effetti dell’inflazione - è passata dal 6,2% al 9,2%.
Nell’ampio settore casa, dopo anni di boom, si riassestano il mercato dei mobili e della tecnologia consumer. L’Osservatorio Findomestic rileva un generale calo dei volumi a fronte di un rialzo dei prezzi di acquisto. Nel comparto dei mobili, l’aumento in valore del 2,3% (top Emilia-Romagna a +3,2%) è la conseguenza del -2,7% dei quantitativi e di un aumento dei prezzi medi d’acquisto pari al 5,1%: il fatturato totale raggiunge i 17,26 miliardi e supera quello della tecnologia consumer (16,3 miliardi). Analoga la traiettoria della telefonia, con un giro d’affari in crescita dello 0,7% (top Sardegna a +2,7%) a quota 6,24 miliardi nonostante una riduzione dei volumi dell’8,9%; in tenuta, dopo i primi nove mesi dell’anno, gli smartphone (-0,6%), in calo i wearables (-6,6%). Gli elettrodomestici toccano i 6 miliardi con un’ascesa in valore del 3,5% (top Umbria a +4,9%). I grandi segnano un incremento del 4,9% grazie al +6,9% dei prezzi; protagoniste del mercato, dopo tre trimestri, le cappe (+10,8%), le wine cabinets (+8,8%) e le lavatrici (+7,8%). Sul fronte dei piccoli elettrodomestici, in un quadro di sostanziale stabilità con il fatturato a +0,9%, spiccano le performance di filtri per l’acqua (+10,4%) e macchine per il caffè (+5%). L’information technology, invece, patisce la frenata post pandemica: la spesa totale di 2,26 miliardi è in discesa del 6% (top Lazio a -3,8%) a fronte di prezzi medi d’acquisto in crescita del 5,3% sul 2022. Se, da gennaio a settembre, le vendite di pc portatili sono in calo (-16,6%), risulta in forte espansione la domanda di digital assistant (+19,6%). Infine, il comparto dell’elettronica di consumo scivola a 1,78 miliardi con una perdita del 24,8% (top Lombardia a -23%): con il completamento dello switch off, si riducono in modo drastico le richieste di tv (-33,3%) e decoder (-63,7%).
Doppio segno ‘più’ per il settore dei veicoli con il +10,5% dei volumi e il +7,6% dei prezzi che fanno schizzare l’aggregato al +18,8% in valore. I dati dell’Osservatorio Findomestic inquadrano il deciso cambio di marcia rispetto agli ultimi anni. Grazie alla ripresa della produzione dopo lo stallo del post Covid e anche alle immatricolazioni di ordini inevasi nel 2022, la domanda di auto nuove da parte di privati rialza la testa con un ottimo +12,9% in volume, che tuttavia non basta ancora a colmare il gap (-20%) rispetto al 2019. Il fatturato del nuovo, grazie al +4,7% dei prezzi d’acquisto e allo slancio delle alimentazioni alternative che valgono il 53,5% delle immatricolazioni annue, sfiora i 17 miliardi con una crescita del 18,2% (top Lazio a +24,3% e flop Sardegna a +11,4%). L’usato continua a valere più del nuovo con un giro d’affari che, a fine anno, sfiorerà i 22 miliardi, in crescita del 18,8% (top Valle d’Aosta a +21,8%, flop Molise a +15,2%), grazie a prezzi medi d’acquisto in salita del 10,5% (il doppio rispetto al nuovo) per via di un’offerta di auto che fatica a soddisfare la crescente domanda. Il comparto dei motoveicoli, infine, è il più virtuoso: è l’unico, infatti, che cresce in volume (+33,1%) rispetto al 2019; il mercato raggiunge 2,65 miliardi per un incremento del 23,1% rispetto al 2022 (top Calabria a +36,5%, flop Valle d’Aosta a +11%).
L’e-commerce conferma performance superiori a quelle della rete di vendita fisica, sulla scia di una crescente propensione all’acquisto online seppure su tassi più bassi rispetto all’andamento pre-pandemia. Con la costante progressione dell’e-commerce, anche i beni durevoli si vendono sempre più spesso online. L’incidenza si fa più rilevante: in un anno è cresciuta del 7% la spesa per i mobili comprati in rete fino a raggiungere una quota del 18% del totale. Significativa è anche la dinamica che riguarda gli elettrodomestici: arriva dal web il 38,9% della spesa per quelli piccoli (+2,6%) e il 18,8% per quelli grandi (+3,9%). Resta consistente la percentuale di prodotti IT acquistati su Internet, il 30,7%, nonostante una decrescita del 6,1%; passa dal web anche il 20,2% della spesa destinata all’acquisto di telefoni, dato in riduzione del 2%. Rimangono marginali i numeri degli acquisti di auto online: solo lo 0,5%, che è comunque sintomo di abitudini che, seppur lentamente, stanno cambiando anche su questo versante.
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