Apofruit diventa player di primo piano per le uve da tavola senza semi
Apofruit diventa player di primo piano per le uve da tavola senza semi
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L’uva da tavola italiana è nel pieno della lavorazione e si prospetta un’annata di qualità eccezionale e ottimi standard produttivi.
Il caldo dei mesi di luglio e agosto ha favorito la concentrazione di zuccheri e limitato la presenza di patogeni. Un anno a pieno regime quindi per un settore che vanta una posizione di primo piano nel mondo con circa 4,8 milioni di tonnellate annue di prodotto. In questo contesto il Gruppo Apofruit ha presentato a Macfrut, in un evento gestito in modalità mista, dal vivo e digitale, i quattro punti chiave dello sviluppo nel segmento delle uve apirene.
Il primo punto è rappresentato dalle novità varietali messe in campo da Apofruit. Il Direttore Generale Ernesto Fornari sottolinea che, grazie agli accordi con costitutori leader mondiali, Apofruit dispone di varietà senza semi con un calendario che parte da luglio e arriva a novembre.
“Le licenze esclusive per le uve senza semi hanno dato grandi possibilità di sviluppo ad OP Terra di Bari – dichiara il Presidente Luigi Rizzo. – Per primi nel territorio abbiamo creduto all’uva senza semi e oggi possiamo dire che stiamo acquisendo sempre maggiori quote sul mercato estero garantendo i redditi degli agricoltori con una prospettiva positiva di lungo termine. La nostra visione cooperativa – prosegue il Presidente Rizzo – ci porta a guardare al futuro anche sul tema del lavoro. Saranno sempre più importanti i valori etico sociali della produzione e sono orgoglioso di dire che siamo riusciti a ratificare, con i sindacati, un accordo aziendale, unico nel nostro territorio, con l’utilizzo del nuovo istituto delle assunzioni congiunte, l’accordo sui corretti inquadramenti dei dipendenti nel rispetto dei contratti provinciali e l’inserimento di una misura di welfare aziendale. Penso che sia importante mettere in evidenza anche questi elementi, oltre che quelli produttivi”.
Gli areali di produzione di uva da tavola di Apofruit coprono, grazie all’accordo di collaborazione con la O.P. Terra di Bari, il territorio di Noicattaro e Rutigliano, nel Sud Est barese, con una produzione di circa 50.000 quintali di uve da tavola apirene. Tale produzione viene realizzata nel periodo da luglio a novembre ed è suddivisa al 30% in produzione biologica e biodinamica e al 70% in produzione convenzionale/integrata. Specularmente a questa area di produzione tipica dell’uva italiana si è sviluppata la zona metapontina con un importante stabilimento a Scanzano Ionico dotato delle più avanzate tecnologie per la lavorazione e la conservazione della frutta, in particolare fragole e uva da tavola con 45.000 quintali prodotti annualmente.
Il totale di produzione di uva da tavola di Apofruit, pertanto, oggi raggiunge circa 100.000 quintali annui e colloca il Gruppo cesenate tra i leader nazionali.
Oggi Apofruit esporta l’85% di uva da tavola sui mercati esteri europei e il 5% sugli extra UE come gli Emirati Arabi, Bahrain e Qatar.
Il terzo punto chiave per lo sviluppo dell’uva da tavola di Apofruit è il packaging e la tracciabilità. Su questo versante l’innovazione di Apofruit, sviluppata con la O.P. Terra di Bari e con Delajosrl, tocca profondamente il versante sostenibilità con l’introduzione di confezioni dedicate in cartone e filmatura in plastica biodegradabile stampabile, con tutte le informazioni sul prodotto. Tale soluzione permette di eliminare l’utilizzo delle etichette. L’informazione sul prodotto sarà una grande novità nel packaging dell’uva da tavola perché consentirà al consumatore, con un QR Code di verificare direttamente la provenienza del prodotto e la sua storia dal campo alla tavola.
Francesco Ciavarella, Direttore Operativo di Op Terra di Bari, è l’ideatore dell’innovativa AppDelajoche consente di gestire il quaderno di campagna e la tracciabilità del prodotto.
Il quarto punto chiave è lo sviluppo della produzione biologica e biodinamica certificata Verdea. Ne parla Giacomo Mastrosimini, consulente tecnico di Op Terra di Bari. “Oggi la produzione di uva Apofruit certificata biologica rappresenta il 30% del totale dell’offerta. Si pensa che l’uva da tavola biologica e biodinamica sia molto difficile da produrre. In realtà la nostra esperienza ci dice che così non è. Una buona preparazione del terreno, l’inerbimento, la fertilità biologica e fisica, la porosità, la struttura glomerulare e la presenza di vita organica permettono di ottenere interessanti produzioni biologiche e biodinamiche anche con l’uva da tavola.
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