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Carni rosse in buona salute
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Carni rosse in buona salute
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La crescita dell’offerta da parte delle aziende, sia per quanto riguarda l’ampliamento di gamma che il contenuto di servizio, e l’evoluzione delle esigenze di un consumatore sempre più raffinato caratterizzano il mercato delle carni fresche.
In particolare - secondo i dati Gfk Panel Services Italia aggiornati a febbraio 2007 - le carni rosse negli ultimi dodici mesi hanno evidenziato un trend positivo, con vendite a volume che si aggirano intorno alle 700mila tonnellate e mostrano una crescita sul periodo precedente di 4,6 punti percentuali. Cresce di 5,9 punti percentuali anche il fatturato, che supera i 6,6 miliardi di euro.
All’aumento dei consumi hanno indubbiamente contribuito le novità introdotte negli ultimi anni sul fronte della tracciabilità, della sicurezza alimentare e delle garanzie sanitarie, che hanno rassicurato i consumatori. La crisi mucca pazza, infatti, ha portato a una complessiva riqualificazione del sistema produttivo.
Molto più attenti rispetto al passato alle informazioni riportate sulle etichette e alla provenienza della carne, il consumatore è più tranquillo e alla ricerca di gusto e contenuto di servizio. Le aziende del mercato, per far fronte a queste richieste ed essere competitive, propongono nuove referenze e maggiori sicurezze, gestendo anche l’intera filiera, dalla produzione dei mangimi alla commercializzazione.
Puntano inoltre sulla trasmissione al consumatore di una corretta informazione e sulla competitività della filiera nazionale, cercando soprattutto di eliminare le inefficienze e di garantire un buon rapporto tra qualità e il prezzo.
L’andamento poco brillante dei consumi alimentari, un comportamento prudente del consumatore, la buona ripresa dei consumi di carni avicole e la forte pressione della grande distribuzione, sia a livello di prezzo che di promozioni, potrebbero però distruggere questo equilibrio. Non vanno inoltre dimenticati la spiccata propensione alla ricerca di convenienza da parte del consumatore e una forte concorrenza delle carni extra europee.
Una svolta decisiva, che ponga la competitività delle imprese agricole e agroindustriali al centro del sistema, è il messaggio forte e univoco lanciato dai diversi rappresentanti istituzionali e della filiera che si sono incontrati alla fine di giugno nell’ambito della conferenza dedicata al futuro della produzione bovina europea dopo il 2013 e organizzata da Assocarni.
Durante il convegno - aperto dal presidente Luigi Cremonini con un appello alla salvaguardia della produzione bovina europea e italiana - si sono sottolineati i ruoli determinanti che l’industria ha nella valorizzazione e nella competitività dell’intera filiera e l’urgenza di procedere anche nel nostro paese a una significativa riorganizzazione della fase di trasformazione in diversi settori agricoli.
Si è poi ribadita la necessità di mantenere un livello di produzione tale da garantire l’indipendenza alimentare europea nel settore bovino, attraverso le norme di qualità, tracciabilità e di sicurezza alimentare.
Tra i principali leader di questo mercato troviamo Cremonini che continua a raccogliere i frutti della scelta strategica, fatta ormai alcuni anni fa, di rilanciare il marchio Montana, noto per la carne in scatola, anche per elaborati e salumi. Sotto il marchio ombrello Montana Alimentari vengono così raggruppati tutti i prodotti di carni bovine fresche, surgelati ed elaborati di carne.
Nel 2006 - grazie alle quattro business unit costituite dagli elaborati di carne, snack e surgelati, carni in scatola e salumi - Montana Alimentari ha sviluppato un fatturato pari a 196 milioni di euro, il 20% del quale è da attribuire alla carne porzionata e agli elaborati. Dare maggior importanza agli aspetti nutrizionali dei prodotti è uno degli elementi sui quali punta Montana, con etichette chiare e facilmente leggibili.
L’attività dell’azienda è focalizzata anche su semilavorati o elaborati pronti, porzionati e macinati: prodotti con un elevato contenuto di servizio che soddisfano le richieste del consumatore moderno. L’obiettivo resta comunque quello di allargare ulteriormente l’assortimento, puntando anche sui surgelati e i porzionati a peso fisso.
Tra le ultime novità troviamo la confezione da 300 grammi con otto salsiccette, un mix di vitello e bovino, che presentano un basso contenuto di grassi e non hanno la pelle. Sono infatti avvolte in una particolare soluzione salina che mantiene la forma e si scioglie durante la cottura.
Buoni risultati anche per Unipeg - la cooperativa di macellazione, lavorazione e commercializzazione delle carni bovine fresche nata dall’unione di Unicarni di Reggio Emilia e il Macello Cooperativo di Pegognaga - che in pochi anni è diventato uno dei principali protagonisti del mercato italiano delle carni rosse. Nel 2006 l’azienda ha macellato 296.079 capi, pari a 83.147 tonnellate, con una flessione rispetto al 2005 del 5,8% dovuta principalmente alla sofferenza attraversata dalla gdo e che ha portato a una minore richiesta di prodotto da parte di alcune catene.
Il fatturato si è attestato a quota 418,6 milioni di euro (in crescita di 1,3% sul 2005) con una marcata incidenza della grande distribuzione, dove si è realizzato il 56% delle vendite totali valore. “Un bilancio particolarmente soddisfacente - ha spiegato il presidente Ildo Cigarini durante la presentazione del bilancio d’esercizio alla stampa - in quanto il positivo risultato della gestione caratteristica ci ha consentito di spesare ai soci, per l’esercizio 2006, un ristorno di oltre 2,6 milioni di euro. E questo in un contesto di mercato complesso, competitivo e scarsamente performante, nel quale Unipeg - nonostante la diminuzione delle quantità macellate - ha saputo difendere efficacemente la propria quota di mercato e migliorare sensibilmente la marginalità“.
In particolare - secondo i dati Gfk Panel Services Italia aggiornati a febbraio 2007 - le carni rosse negli ultimi dodici mesi hanno evidenziato un trend positivo, con vendite a volume che si aggirano intorno alle 700mila tonnellate e mostrano una crescita sul periodo precedente di 4,6 punti percentuali. Cresce di 5,9 punti percentuali anche il fatturato, che supera i 6,6 miliardi di euro.
All’aumento dei consumi hanno indubbiamente contribuito le novità introdotte negli ultimi anni sul fronte della tracciabilità, della sicurezza alimentare e delle garanzie sanitarie, che hanno rassicurato i consumatori. La crisi mucca pazza, infatti, ha portato a una complessiva riqualificazione del sistema produttivo.
Molto più attenti rispetto al passato alle informazioni riportate sulle etichette e alla provenienza della carne, il consumatore è più tranquillo e alla ricerca di gusto e contenuto di servizio. Le aziende del mercato, per far fronte a queste richieste ed essere competitive, propongono nuove referenze e maggiori sicurezze, gestendo anche l’intera filiera, dalla produzione dei mangimi alla commercializzazione.
Puntano inoltre sulla trasmissione al consumatore di una corretta informazione e sulla competitività della filiera nazionale, cercando soprattutto di eliminare le inefficienze e di garantire un buon rapporto tra qualità e il prezzo.
L’andamento poco brillante dei consumi alimentari, un comportamento prudente del consumatore, la buona ripresa dei consumi di carni avicole e la forte pressione della grande distribuzione, sia a livello di prezzo che di promozioni, potrebbero però distruggere questo equilibrio. Non vanno inoltre dimenticati la spiccata propensione alla ricerca di convenienza da parte del consumatore e una forte concorrenza delle carni extra europee.
Una svolta decisiva, che ponga la competitività delle imprese agricole e agroindustriali al centro del sistema, è il messaggio forte e univoco lanciato dai diversi rappresentanti istituzionali e della filiera che si sono incontrati alla fine di giugno nell’ambito della conferenza dedicata al futuro della produzione bovina europea dopo il 2013 e organizzata da Assocarni.
Durante il convegno - aperto dal presidente Luigi Cremonini con un appello alla salvaguardia della produzione bovina europea e italiana - si sono sottolineati i ruoli determinanti che l’industria ha nella valorizzazione e nella competitività dell’intera filiera e l’urgenza di procedere anche nel nostro paese a una significativa riorganizzazione della fase di trasformazione in diversi settori agricoli.
Si è poi ribadita la necessità di mantenere un livello di produzione tale da garantire l’indipendenza alimentare europea nel settore bovino, attraverso le norme di qualità, tracciabilità e di sicurezza alimentare.
Tra i principali leader di questo mercato troviamo Cremonini che continua a raccogliere i frutti della scelta strategica, fatta ormai alcuni anni fa, di rilanciare il marchio Montana, noto per la carne in scatola, anche per elaborati e salumi. Sotto il marchio ombrello Montana Alimentari vengono così raggruppati tutti i prodotti di carni bovine fresche, surgelati ed elaborati di carne.
Nel 2006 - grazie alle quattro business unit costituite dagli elaborati di carne, snack e surgelati, carni in scatola e salumi - Montana Alimentari ha sviluppato un fatturato pari a 196 milioni di euro, il 20% del quale è da attribuire alla carne porzionata e agli elaborati. Dare maggior importanza agli aspetti nutrizionali dei prodotti è uno degli elementi sui quali punta Montana, con etichette chiare e facilmente leggibili.
L’attività dell’azienda è focalizzata anche su semilavorati o elaborati pronti, porzionati e macinati: prodotti con un elevato contenuto di servizio che soddisfano le richieste del consumatore moderno. L’obiettivo resta comunque quello di allargare ulteriormente l’assortimento, puntando anche sui surgelati e i porzionati a peso fisso.
Tra le ultime novità troviamo la confezione da 300 grammi con otto salsiccette, un mix di vitello e bovino, che presentano un basso contenuto di grassi e non hanno la pelle. Sono infatti avvolte in una particolare soluzione salina che mantiene la forma e si scioglie durante la cottura.
Buoni risultati anche per Unipeg - la cooperativa di macellazione, lavorazione e commercializzazione delle carni bovine fresche nata dall’unione di Unicarni di Reggio Emilia e il Macello Cooperativo di Pegognaga - che in pochi anni è diventato uno dei principali protagonisti del mercato italiano delle carni rosse. Nel 2006 l’azienda ha macellato 296.079 capi, pari a 83.147 tonnellate, con una flessione rispetto al 2005 del 5,8% dovuta principalmente alla sofferenza attraversata dalla gdo e che ha portato a una minore richiesta di prodotto da parte di alcune catene.
Il fatturato si è attestato a quota 418,6 milioni di euro (in crescita di 1,3% sul 2005) con una marcata incidenza della grande distribuzione, dove si è realizzato il 56% delle vendite totali valore. “Un bilancio particolarmente soddisfacente - ha spiegato il presidente Ildo Cigarini durante la presentazione del bilancio d’esercizio alla stampa - in quanto il positivo risultato della gestione caratteristica ci ha consentito di spesare ai soci, per l’esercizio 2006, un ristorno di oltre 2,6 milioni di euro. E questo in un contesto di mercato complesso, competitivo e scarsamente performante, nel quale Unipeg - nonostante la diminuzione delle quantità macellate - ha saputo difendere efficacemente la propria quota di mercato e migliorare sensibilmente la marginalità“.
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