Ebbene dopo un’approfondita analisi di mercato che ha sondato anche le potenzialità del retail no-food, dell’alimentare fresco e dell’elettronica di consumo, i ricercatori del Politecnico di Milano, che hanno coinvolto nel loro “Osservatorio sulla contract logistics” centinaia di industrie e distributori, compresi grandi insegne della Gdo, hanno appurato che se questo mercato vale in Italia 39 miliardi di euro, estrapolando dal fatturato complessivo quello relativo alla strategic contract logistics ci si ferma a 7,5 miliardi.

Che cosa distingue l’una e l’altra? Per contract logistics in senso lato i ricercatori intendono quella affidata sì in outsourcing, ma il cui fatturato è diretto dai fornitori dei servizi alle sole aziende committenti, senza considerare gli scambi interni alla filiera (in questo caso si salirebbe a 71 miliardi di euro).

La strategic contract logistics è invece quella particolare fetta dell’outsourcing in cui l’operatore si assume la responsabilità dei servizi logistici completi, o almeno di quelli comprensivi delle attività di trasporto e stoccaggio delle merci. Il grado di terziarizzazione della sola strategic contract logidstics, equivalente al solo 7% dei costi logistici italiani, risulta quindi molto inferiore alla contract logistics a dimostrazione che l’approccio oggi dominante nelle relazioni di outsourcing è quello della commodity, con l’affidamento di vari segmenti della supply chain a operatori diversi senza impegnarsi in partnership di lungo periodo.

Come evolverà la situazione? La crisi ancora in atto non permette di tracciare scenari precisi data l’incertezza dominante. Tuttavia quasi la metà dei 140 manager (direttori della supply chain, direttori della logistica e direttori degli acquisti) interpellati dai ricercatori del Politecnico milanese ritiene di voler incrementare il ricorso alla terziarizzazione, mentre il 45% ritiene che la situazione rimarrà invariata e il 10% scommette sulla riduzione dell’outsourcing.