di Maria Teresa Giannini

Costituita a Faenza nell’ottobre 2008, Valfrutta Fresco è parte del Gruppo Alegra, insieme di società commerciali che fanno riferimento alla cooperativa ortofrutticola Agrintesa (Brio e Alegra, appunto) e all’organizzazione di produttori Apo Conerpo; l’azienda ravennate ha acquisito la proprietà esclusiva dello storico marchio “Valfrutta”, di Conserve Italia, per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti freschi di I gamma e detiene la licenza d’uso dello stesso per la IV e V gamma. Per Valfrutta Fresco il 2024 si preannuncia anno di cambiamenti, non solo per il cambio al vertice, ma anche per la voglia di concentrarsi, oltre che sulle referenze tradizionali, su colture più esotiche e sui trasformati. Lo ha raccontato a Marca, dove l’azienda è presente per la prima volta, il neodirettore generale Enrico Bucchi.

Siamo ai primi giorni di gennaio 2024 e fatturato di Valfrutta Fresco ha superato i 21 milioni di euro: quant’è la crescita rispetto al gennaio 2023?
La crescita percentuale che registriamo si attesta intorno al 15%, trainata da alcuni prodotti che sono oggetto di una specifica attività di rilancio e valorizzazione:

Quali referenze hanno performato meglio nel 2023 in volume e quali, tra le insalate e i pronti da cuocere, ci lasciano immaginare i maggiori margini di crescita?
La stagione è stata particolarmente positiva sul fronte delle drupacee, in particolare pesche e nettarine, e abbiamo registrato un’interessante ripresa dei volumi sui pomodori a bacca piccola di alta qualità e sul nostro peperone a corno di bue, Cornelio: un prodotto non semplice da produrre ma molto apprezzato dal consumatore, che ci lascia intravedere un interessante margine di crescita potenziale. Se guardiamo alla frutta, invece, nei prossimi mesi ci concentreremo sullo sviluppo delle produzioni dei nostri soci principali: penso, ancora una volta, a pesche e nettarine ma intendiamo intensificare il nostro impegno anche nel comparto agrumi, in particolare con clementine e arance. Su questi segmenti esistono ampie opportunità che intendiamo cogliere dato che, ad oggi, sono ancora poche le referenze premium di questa tipologia di frutto riconosciute dal consumatore.

Lei è diventato direttore generale di Valfrutta Fresco dopo 6 anni di “direzione Soli”. Ha dichiarato di voler proseguire nel solco della continuità la valorizzazione dei prodotti dell’azienda: la sua sarà una direzione “conservatrice” o ci saranno anche sperimentazioni e novità di prodotto?
Sicuramente ci saranno entrambi gli ingredienti: la proprietà si aspetta che un brand importante e riconosciuto come Valfrutta Fresco valorizzi al meglio le produzioni di eccellenza dei nostri soci, ma non soltanto questo: il nostro marchio deve continuare a generare valore per il mercato, forte della propria capacità di innovare, magari spingendosi anche oltre le specie tradizionalmente gestite dagli associati, quali drupacee e kiwi.

Ovvero? A cosa si riferisce nello specifico?
Penso, per esempio, alla produzione di referenze nuove come quelle esotiche 100% made in Italy o alle esplorazioni in corso sul fronte delle zuppe pronte o dell’hummus di ceci. Si tratta di segmenti molto stimolanti e sui quali esistono ampi margini di crescita anche per quanto riguarda la preparazione del consumatore: oggi la logica vincente per molte referenze è ancora quella del prezzo ma siamo certi si possa superare e trovare spazio per un percorso che valorizzi la qualità e la filiera.

Frutta e verdura sono prodotti fortemente influenzati – se non totalmente – dalla stagionalità, perciò ogni avvenimento meteorologico fuori dal comune per un dato periodo può influenzarne la resa: come è stato, da questo punto di vista, il 2023?
Un’annata tra le più difficili di sempre, con una produzione seriamente penalizzata dalle intemperie che si sono susseguite nei mesi scorsi, flagellando alcuni dei nostri principali areali di produzione: prima ci sono state le gelate primaverili, poi le alluvioni, la grandine, perfino le trombe d’aria, non da ultimo il caldo anomalo di ottobre, con una proliferazione di insetti infestanti come la mosca della frutta, che ha causato marciumi anche nella produzione dei cachi; per molte specie ci siamo trovati di fronte a quantitativi decisamente deficitari.

Com’è composta la “torta” di canalizzazione di Valfrutta Fresco e qual è la situazione nei singoli canali?
Valfrutta Fresco genera metà del proprio volume di affari nel canale tradizionale e metà nella grande distribuzione. Il primo rappresenta uno scenario molto sfidante, segnato sempre più spesso da un crescente problema di “salute economica” delle aziende che operano nei mercati generali e che spesso faticano a garantire solvibilità ai fornitori. Oggi, proprio alla luce di quanto detto, operiamo solo con distributori selezionati minuziosamente che permettono elevate rese di prezzo e una gestione continua delle vendite. È un vero peccato, e lo dico con dispiacere: di frequente in queste realtà incontriamo livelli di competenza elevatissimi che permetterebbero di valorizzare al meglio le vere qualità della nostra frutta. Oggi, proprio alla luce di quanto detto, operiamo solo con distributori selezionati meticolosamente che permettono elevate rese di prezzo e una gestione continua delle vendite. Sul fronte della Gdo, invece, la situazione è differente: il reparto ortofrutta, in questo caso, ha competenze molto più contenute e opera principalmente su logiche di prezzo al ribasso, generando grandi volumi di vendite. Purtroppo, però, esiste un serio problema di programmazione: l’impossibilità di pianificare ci impedisce di “scommettere” su un prodotto e il fatto di operare non sapendo se sarà possibile collocarlo impone scelte “in difesa” quando, magari, ci si potrebbe trovare di fronte a una domanda interessante in grado di assorbire buoni volumi a prezzi interessanti.

Cosa si aspetta dal 2024 appena cominciato?
Non posso che essere ottimista: il 2024 sarà un’annata che non farà sconti rispetto a quanto vissuto nel recente passato. Dobbiamo prendere atto che certe dinamiche, sia climatiche che di mercato, stanno diventando strutturali e non possono essere più considerate occasionali. Credo che il 2024 possa diventare l’anno della svolta sul fronte della relazione con la grande distribuzione: ci sono modelli che vanno cambiati e vanno istituite nuove regole di base partendo da efficienza e aggregazione.