Rigoni di Asiago: 100 candeline e 35 milioni di investimenti
Rigoni di Asiago: 100 candeline e 35 milioni di investimenti
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di Maria Teresa Giannini
Il 24 maggio Rigoni di Asiago ha festeggiato i suoi primi 100 anni con un evento al Palazzo del Turismo della cittadina veneta.
Il gruppo vicentino, che conta 231 dipendenti (di cui 145 nella capofila Rigoni di Asiago Italia), nel 2022 ha visto il proprio fatturato raggiungere i 138,3 milioni di euro, di cui oltre 75 milioni in Italia e più di 50 all’estero, superando i 128,4 dell'anno precedente. È leader sul mercato interno, oltre che in costante crescita all’estero.
L’azienda, nata dalla passione per la natura dell’energica e lungimirante nonna Elisa, oggi vanta due stabilimenti produttivi a Foza (Vicenza) e Albaredo d’Adige (Verona), oltre alla sede centrale di Asiago, e in essa convivono tradizione e diversificazione, come spiega l’Ad e presidente Andrea Rigoni.
Cominciamo dal vostro importante anniversario: cosa resterà del 24 maggio?
Direi non solo fotografie. Abbiamo realizzato un’edizione limitata di tre prodotti di punta, cioè Fiordifrutta Piccoli Frutti di Bosco, Nocciolata Crema al Cacao e Nocciole e Mielbio Lampone che rispondono alla massima “Natura magistra vitae”. Inoltre, l’Istituto Poligrafico e la Zecca dello Stato hanno stampato, per conto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, 250 mila esemplari di uno speciale francobollo dal valore di 1,20 euro: raffigura il logo del centenario e i nostri prodotti iconici.
Insieme a suo fratello Luigi, che è direttore di produzione, lei rappresenta la terza generazione della famiglia al timone di un’azienda oggi riconosciuta a livello internazionale: quali sono i vostri mercati e la vostra canalizzazione?
La presenza sul mercato italiano è resa possibile soprattutto dagli accordi con la Gdo, così capillare da garantirci il 95% del fatturato, a cui si affiancano l’horeca, i punti vendita al dettaglio e, solo dal 2020, il canale e-commerce, partito durante la fase emergenziale della pandemia. L’Italia è il nostro sbocco principale e contribuisce per il 61% al fatturato, di cui il 44% dalle vendite nel Nord Italia. Sul fronte export la Francia, con il suo 23%, è il mercato capofila, seguita da Germania, Austria e Benelux. Vengono poi Usa, Svizzera, Polonia, Bulgaria e Israele.
Quali sono i prodotti che in Italia vi consentono questo posizionamento?
Con Fiordifrutta siamo leader a valore e, invece, per quanto riguarda Mielbio e Nocciolata siamo i secondi player nei corrispondenti mercati.
Quanto conta aver deciso, ab origine, di restare sul vostro territorio di sempre?
È fondamentale come garanzia di qualità e naturalità del marchio. L’Altopiano è coperto per quasi il 70% dal bosco e vanta quindi una grande varietà di specie alpine tipiche.
Tuttavia, da ormai 30 anni, avete investito anche in aziende agricole estere, come in Bulgaria…
Non tutti i gusti (con Fiordifrutta, per esempio, siamo arrivati a 26) possono essere prodotti con materie prime venete, per ovvie ragioni di biodiversità: per questo e per avere il pieno controllo della filiera, nel 1993 abbiamo scelto la Bulgaria, un Paese con un territorio dalle condizioni ideali per praticare il metodo biologico. La coltivazione si è rivelata presto di alta qualità tanto che abbiamo deciso di progettare un insediamento più strutturato, costituendo in loco 4 società agricole.
La vostra storia imprenditoriale è partita dal miele. Poche settimane fa il direttore dell’Izsve (centro di riferimento nazionale per l’apicoltura), Franco Mutinelli, ha dichiarato che la contraffazione del miele è un problema per l’economia dell’intera filiera, ma non per la salute. È così?
Quello che dice il Professor Mutinelli è vero. La contraffazione è una truffa nei confronti del consumatore, ma causa anche seri danni all’ambiente perché non rende più remunerativo l’allevamento delle api (e ovviamente, a cascata, il resto della filiera). Il crollo dei prezzi sul mercato, dovuto alle importazioni di prodotto contraffatto in Europa, soprattutto dalla Cina ma non solo, può essere calcolato al doppio del prezzo di acquisto, cioè oltre 1,2 miliardi di euro l’anno. I danni all’ambiente, però, sono di molto superiori.
Escluso il consumatore, che deve affidarsi all’etichetta, quali sono gli attori della filiera che di sicuro sono al corrente quando una partita di miele è contraffatta? Cosa rende tanto conveniente una simile truffa?
Gli attori della filiera possono facilmente rilevare una contraffazione analizzando il miele, soprattutto oggi che abbiamo a disposizione metodologie a risonanza magnetica nucleare, che offrono una risposta precisa e veloce. Tuttavia l’interesse economico spinge alcuni confezionatori – e, più a valle, anche alcuni distributori – ad acquistare solo in base al prezzo più conveniente, consapevoli che i controlli dell’autorità sanitaria e veterinaria sono pochissimi, che le sanzioni sono irrisorie e che quello dell’apicoltore non è un mestiere poi così redditizio: in Italia e in altri Paesi principali, il cambiamento climatico e l’uso dei pesticidi hanno infatti ridotto drammaticamente la produzione di miele, che negli ultimi anni è risultata essere il 20- 30% del parametro medio da 50 anni a questa parte. Aggiungiamo a questo la moria delle api a fine stagione, per malattie o calamità naturali, come incendi o alluvioni.
La sostenibilità ambientale è una vostra bandiera e vuol dire anche cura per ciò che è l’ambiente antropico, quindi opere d’arte, edifici, spazi culturali. Da 8 anni collaborate, assieme a Fondaco Italia, al restauro dei monumenti nazionali (uno diverso ogni anno): a quale città è toccata quest’anno?
Nel 2023 è stata la volta di Napoli, dove i restauri interesseranno la Fontana di porfido rosso al Mann (il Museo archeologico nazionale). In quasi due settimane più di 52 mila persone hanno votato sui nostri canali social. La città ha battuto Perugia e Verona classificandosi al 1° posto con più di 30.000 voti e siamo stati sommersi dall’affetto e dall’entusiasmo verso l’iniziativa.
Saranno lanciati nuovi prodotti a breve termine?
Dopo Natù, la linea senza zuccheri aggiunti e con il 95% di frutta (la più alta percentuale sul mercato), a inizio 2023 sono state lanciate Nocciolata Crêpes bio, crêpes precotte che si trovano nel banco surgelati avvolte in un pack da 4 pezzi plastic free (in sola carta da 55 grammi). Sono chiuse a fazzoletto come quelle artigianali e hanno il 30% di farcitura. Sul palco fieristico del Rimini Wellness abbiamo presentato in anteprima nazionale Natú Fonte di Proteine Vegetali, realizzata per sportivi agonisti e amatoriali, che cercano energia e gusto genuini. Nel 2024, infine, presenteremo al mercato italiano novità nel mondo del cioccolato.
Immaginiamo che in ciò si sia rivelato strategico l’acquisito, nel 2022, dell’azienda francese di cioccolato biologico Saveur & Nature. A proposito, per il prossimo triennio avete predisposto un piano di investimenti da 35 milioni: in cosa consiste? C’è spazio anche per l’estero?
Puntiamo a proseguire la nostra espansione e per farlo contiamo su una cifra più di quattro volte superiore a quella dello scorso anno (era di 7,2 milioni). L’ammontare è destinato, per 21 milioni, a impianti e macchinari e, per i restanti 14 milioni, a investimenti commerciali, in Italia e sui mercati esteri. Da questi numeri però vanno esclusi investimenti di altra natura in Bulgaria e in Francia ed eventuali nuove acquisizioni di aziende.
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