Melinda coglie i frutti della ricerca e sviluppo
Melinda coglie i frutti della ricerca e sviluppo
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di Luca Salomone
È decisamente una stagione densa di avvenimenti quella che interessa il Consorzio Melinda, re delle mele della Val di Non, che in tempi recenti si è ampliato acquisendo Ad Chini.
L’azienda, guidata dallo scorso mese di gennaio dal presidente Ernesto Seppi, si è rafforzata ulteriormente anche in seguito alla fusione delle cinque cooperative socie di Consorzio La Trentina, suo alleato dal 2017. A fare il punto con ‘Distribuzione moderna’, è Paolo Gerevini, direttore generale di Melinda e La Trentina.
Cosa cambierà?
In realtà il raggio di azione del nostro Consorzio, leader nella frutta fresca – con le mele, innanzitutto, ma poi con ciliegie, fragole e piccoli frutti - ha avuto un forte potenziamento già nel 2017, quando, ha stipulato un accordo di collaborazione e sinergia con il Consorzio La Trentina sotto l’egida di Apot Associazione produttori ortofrutticoli trentini. L’atto di fusione delle coop La Trentina rappresenta un ulteriore passo su questa strada. Dal primo febbraio, la nostra alleata, che raggruppa 700 soci, fa capo a un organismo centralizzato, che unisce 5 soggetti: Cooperativa Valli del Sarca, Cooperativa 5 Comuni, Cooperativa Casa, Cooperativa Cofav e Cooperativa La Trentina. È una tappa fondamentale sulla strada di una maggiore efficienza e snellezza operativa a beneficio di tutti.
E in termini di fatturato?
Le due Op, La Trentina e Melinda, una volta sommate e pur conservando la propria indipendenza, rappresentano, insieme 366 milioni di euro e 8.000 ettari di colture. Non solo: i 3.600 soci delle 16 cooperative Melinda e i 700 de La Trentina portano la nostra compagine a ben 4.300 agricoltori.
Quali sono gli ultimi trend del vostro settore?
Veniamo da un biennio molto favorevole per due motivi: una dimensione del conferimento europeo contenuta e un nostro conferimento eccellente, sia in termini di quantità che di qualità. Quest’anno ci troviamo di fronte, invece, a un conferimento europeo tornato a livelli più alti. Dal canto nostro la produzione, in termini quantitativi, si è presentata costante aggirandosi attorno alle 400.000 tonnellate, mentre il calibro dei frutti è inferiore agli standard abituali, rappresentando una maggiore difficoltà soprattutto per quanto riguarda il mercato italiano.
Parliamo dei canali commerciali…
Come è noto il nostro core business si realizza nei mercati ortofrutticoli e in Gdo, realtà che, in seguito al Covid, sono state interessate da una forte crescita delle vendite. La situazione ora, dopo il “boom da lockdown”, si è stabilizzata, anche se gli equilibri geopolitici attuali stanno rimettendo nuovamente tutto in discussione. Difficile quindi fare previsioni per il medio-lungo periodo.
Perché interessanti?
Perché Melinda è un delle realtà storiche della frutta ‘branded’, avendo imboccato questa strada già 30 anni fa. Il marchio è, per i soci, un importante fattore di coesione e identità ed è, per i consumatori, garanzia di qualità, avendo saputo creare un elevato livello di fedeltà. Nel tempo gli investimenti sulla marca hanno raggiunto una cifra complessiva di circa 100 milioni di euro. La forza del brand ha permesso, già 15 anni fa, di concedere licenze a selezionati trasformatori che hanno sviluppato una lunga serie di trasformati a base di mele Melinda. Queste attività ci hanno permesso di ampliare l’assortimento e la visibilità e di presidiare nuovi canali. Nell’ultimo periodo abbiamo ulteriormente accelerato e così il nome Melinda è entrato in Autogrill, con due prodotti, Dolcemela (tortine) e Melizia (sfoglie,) che hanno raggiunto anche la rete estera del partner. Da citare anche il recente accordo con Agribologna, che ha sviluppato con noi macedonie a base frutta per il banco frigo.
E l’acquisizione di Ad Chini?
Finalizzata il primo di marzo, l’operazione ha condotto nel nostro perimetro un’azienda leader nel mercato dei trasformati a base frutta. La società, con sede a Cles, in Val di Non, ha come missione di ricavare dalla frutta snack gustosi, sani, 100% naturali, leggeri e adatti a tutti i target. Da sempre attenta alla qualità delle materie prime e alla certificazione del processo produttivo e distributivo, Ad Chini ha chiuso il 2020 con un fatturato di 14,2 milioni di euro, registrando poi, nel 2021, nonostante il periodo difficile, una crescita del 5 per cento. Questa realtà ci permetterà di presidiare un nuovo mercato, lavorando sempre a sostegno del valore della nostra marca. Questa acquisizione, inoltre, oltre agli evidenti benefici alla marca e al business, gioverà in modo importante allo sviluppo del territorio, sia in termini di occupazione che di indotto.
Quali sono i vostri progetti per Ad Chini?
Posizionamento del brand, logica distributiva e vendite sono aspetti che abbiamo analizzato a fondo prima dell’acquisizione. Rileviamo un’azienda in piena salute, ben gestita nel corso della sua storia, cresciuta e arrivata a essere leader del proprio mercato. L’ambizione è di farla crescere ulteriormente, valorizzando ancor di più la qualità superiore delle nostre mele, ingrediente principale di tutti i prodotti e ambasciatrice del nostro territorio in tutto il mondo.
E l’innovazione agricola?
Qui la nostra priorità è stata di realizzare forme di agricoltura a basso impatto, con il minore contributo possibile di trattamenti, inferiore, o molto inferiore, ai livelli previsti dalle normative. Il progetto bio, che comprende, fra Melinda e La Trentina, circa 400 ettari, procede anch’esso molto bene. Oltre a questo, c’è il tema dello sviluppo delle mele Club, dove c’è un grande sforzo nell’identificare e scegliere varietà in grado di dire qualcosa di nuovo. Abbiamo introdotto così Morgana, Enjoy, Tessa, Isaaq, la Rustica, Kissabel e SweeTango, per citare solo le principali, tutte messe a fattore comune con La Trentina. Alcune di queste sono particolarmente performanti e su di esse abbiamo un’esclusiva europea. Per le Club stiamo anche varando una robusta campagna di comunicazione: siamo andati on air, per esempio, da febbraio, con il nuovo spot di Morgana, che ha previsto 1.500 passaggi sulle maggiori emittenti televisive, a cui abbiamo abbinato una vasta campagna stampa e digitale.
Qual è la varietà best seller?
A tenere banco è sempre la Golden e questo anche per la struttura del mercato: in Italia una mela su due è Golden e in Spagna una su tre, mentre non è così nel Nord Europa. Ma Melinda sviluppa in Italia oltre il 70% del suo fatturato e dunque è ovvio che questa varietà abbia un grande peso. E fra le Golden Delicious quella prodotta nelle nostre valli, oltre a essere l’unica Dop in Italia, è una mela di altissimo valore, unica nel suo genere per croccantezza, gusto e succosità. Anche la Renetta è molto importante, essendo un unicum nel mercato melicolo: oltre a rappresentare la nostra storia, è anche una mela modernissima grazie alle sue caratteristiche, che la rendono ideale sia per la cura della nostra salute, sia per le preparazioni in cucina.
Su un trenta per cento di export, quali sono le nazioni chiave?
Spagna, Germania, Scandinavia, Gran Bretagna e l’area Nordafricana, dove c’è un forte consumo, ma non una produzione locale. Stiamo poi aprendo l’area del middle east e quella asiatica.
Concludiamo con il progetto delle Celle Ipogee…
Questa realizzazione è un po’ il nostro fiore all’occhiello, visto che si tratta del primo e unico impianto al mondo per la conservazione della frutta in ambiente sotterraneo. Ubicato a 300 di profondità, nel cuore della roccia Dolomia, il progetto è oggi in una fase molto avanzata. Abbiamo concluso i primi 3 lotti e qui conserviamo già 30mila tonnellate di mele. Il quarto è quasi pronto, per arrivare a uno stoccaggio totale del 10% della nostra capacità produttiva, che viene conservato in vuoti di cava debitamente riadattati. E nulla esclude altri lotti futuri. Il nostro programma è anche di aprire al più presto le celle ipogee al pubblico, in modo che le persone possano vedere come si conservano le mele in modo del tutto sostenibile, grazie a un’opera dell’ingegno unica nel suo genere, che conferma il nostro obiettivo: offrire ai consumatori europei ed extraeuropei mele dalla qualità superiore, grazie a un areale vocato e alla competenza dei nostri soci, prodotte nel pieno rispetto dell’ambiente, grazie a una costante ricerca di soluzioni innovative ed esclusive.
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