di Maria Teresa Giannini

Busche è una frazione di un piccolo comune di montagna, 3.885 abitanti, situato a sud del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi: in questa lingua di territorio, a ridosso del fiume Piave, nell’ottobre 1954 trentasei soci fondavano la Latteria Sociale Cooperativa della Vallata Feltrina, l’odierna Lattebusche. L’azienda, come suggerisce il nome, produce, da quasi 70 anni, latte e formaggi di vario tipo, latticini, yogurt, gelati e conta 5 stabilimenti produttivi, oltre a quello principale di Busche, tutti in Veneto: Padola, anch’esso in provincia di Belluno, Chioggia, Sandrigo (nel vicentino), San Pietro in Gù e Camazzole, in provincia di Padova. In ognuno di essi si lavorano alcuni prodotti dell’ampia gamma Lattebusche, ma tutti devono al territorio, quasi incontaminato, alla qualità e alla vastità dei pascoli, le proprie caratteristiche organolettiche e il proprio successo, come spiega il responsabile marketing, Matteo Bortoli.

Quali sono i cavalli di battaglia di Lattebusche nel mercato italiano?

Per quanto riguarda le nostre produzioni, abbiamo una vasta scelta. Di fondamentale importanza sono quattro formaggi Dop, come Piave, Grana Padano, Asiago e Montasio. Strategico è anche il latte alimentare, tra cui spiccano le referenze Biologico di Montagna e Alta qualità Bellunese. L’offerta è arricchita poi da latticini e formaggi tipici, anche biologici. Inoltre, una specialità che ci caratterizza è rappresentata dai gelati a base di latte fresco e che contempla le classiche vaschette, coni, stecchi, biscotti e molte altre referenze. Si può dire che tutte le produzioni di Lattebusche siano rappresentative di questa terra e delle aziende agricole da cui, come cooperativa, raccogliamo il latte.

Parliamo di numeri: qual è stato il vostro fatturato nel 2021 e quanto avete prodotto a volume?

Il fatturato del 2021 è cresciuto del 5,4% rispetto al 2020, superando i 116 milioni di euro. Il latte che raccogliamo dai soci produttori della nostra cooperativa, nel 2021 ha superato la media di 3.900 hl al giorno.

Quali sono i mercati internazionali che servite di più e quali sono i prodotti più richiesti in quei Paesi?

I mercati esteri più serviti sono gli Usa e il Canada: in questo secondo caso, non raggiungiamo il Paese direttamente, ma siamo in grado di farlo tramite il Consorzio Granterre, di cui siamo soci. Per questi mercati i prodotti di riferimento sono decisamente il Piave Dop e il Grana Padano Dop

Quali insegne rifornite con i vostri prodotti?

Siamo presenti in quasi tutte le catene della Gdo italiana, ma quasi la totalità delle nostre produzioni è a marchio Lattebusche.

Quali azioni di sostenibilità ambientale sono messe in atto dall’azienda e con quali risultati?

Il primo caposaldo per la sostenibilità è una scelta di campo, quella di usare latte locale, proteggendo la filiera produttiva e l’agricoltura di montagna: attraverso le tradizionali attività agrosilvopastorali svolgiamo, infatti, un’importante funzione di salvaguardia del territorio. Lavorare latte locale significa anche diminuire i trasporti e le relative emissioni. La riduzione dei consumi di energia e acqua, la diminuzione e l’eliminazione di elementi che alterano il clima e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, sono le buone pratiche in cui da sempre siamo impegnati.

Nel corso del 2022 l’approvvigionamento da parte di alcune aziende di latte straniero è stato oggetto di molte inchieste. Il vostro latte è 100% italiano, ma da dove vengono e come allevate i vostri capi di bestiame?

Lattebusche da sempre punta sul latte italiano locale, che proviene dalle aziende agricole dei propri soci produttori, tutte situate in Veneto. Le razze delle vacche sono quelle caratteristiche delle varie aree regionali e l’allevamento rispetta quelli che sono i Disciplinari Dop o altre disposizioni di legge, come, per esempio, quelle che regolano le produzioni di alta qualità e biologiche.

Insieme a Milano, Verona è uno dei due borsini per eccellenza in cui tastare il polso del mercato lattiero italiano: secondo lei il prezzo del latte crudo spot nazionale è davvero troppo basso come molti lamentano?

Dopo una crescita progressiva delle ultime settimane, in questo momento il latte spot nazionale vale c.ca 60 euro/ettolitro ed è in sintonia con domanda e offerta del mercato. È evidente che ci sia stata una contrazione dell’offerta a livello globale e che questa sia influenzata dagli elevati costi di produzione alla stalla, fattore che, insieme ad altri, come siccità e vincoli ambientali, ha coinvolto tutti.

Il vostro prodotto è figlio dell’ambiente e delle pratiche locali: sembrerebbe che la guerra in Ucraina non abbia avuto alcun effetto su di voi….

Purtroppo, viviamo in una realtà in cui gli effetti di un evento così devastante, sebbene lontano, non possono non avere conseguenze su tutti i settori. Come azienda di trasformazione abbiamo subito una serie di incrementi di costo importanti, a partire da quelli energetici. Ma siamo una cooperativa, e quindi il nostro fine è anche garantire la sopravvivenza dei produttori latte che sono la nostra ricchezza e i nostri proprietari. Oggi, per le aziende agricole, la situazione è di estrema difficoltà: i costi di energia, gas, gasolio soia e mais si sono impennati e tutto ciò desta grande preoccupazione perché è a rischio la sopravvivenza di molte di esse.

Su quali trend di consumo punterete nel prossimo futuro?

Continueremo a puntare sul rapporto con il territorio, risorsa fondamentale da valorizzare, e investiremo sull’impegno a rispettarlo, poiché è l’unica fonte della nostra eccellente materia prima: il latte locale. Cercheremo, partendo da questo caposaldo, di essere sempre attenti a soddisfare le esigenze dei nostri consumatori interpretando al meglio i trend che si presenteranno.

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