L'aglio di Voghiera Dop cambia veste e punta a posizionarsi nell’area gourmand del mercato
L'aglio di Voghiera Dop cambia veste e punta a posizionarsi nell’area gourmand del mercato
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L’Aglio di Voghiera ha ottenuto la designazione europea DOP (Denominazione di Origine Protetta) nel 2007.
Riportato su ogni confezione insieme al nome del produttore, il logo garantisce che la produzione e la lavorazione avviene esclusivamente nell’area geografica delimitata. Abbiamo chiesto a Neda Barbieri, Presidentessa del Consorzio Produttori Aglio di Voghiera, di raccontarci quali sono i plus di questo prodotto e in che modo intendono promuoverlo in Italia e in Europa.
Quali sono le particolarità dell’aglio di Voghiera?
È un aglio molto aromatico, diciamo che “tradizionalmente gentile” è la frase che in parte ne raccoglie le caratteristiche. E’ molto fresco ma non ha il retrogusto che è un po’ il problema dell’aglio. È prodotto e commercializzato interamente dalle aziende agricole, che si sono organizzate per il confezionamento e la distribuzione, attraverso alcune società. Ogni aglio è perfettamente tracciabilie poichè ogni produttore ha un numero di lotto. In questo modo il consumatore guardando l’etichetta riesce a capire quale produttore ha prodotto l’aglio che sta consumando. Tutta la filiera è estremamente controllata, le caratteristiche dipendono dal clima e dal terreno. La zona di produzione è molto limitata, tutto sommato piccola, coinvolge per intero il comune di Voghera, e per piccoli lembi comuni limitrofi, che hanno le stesse caratteristiche del terreno.
Quali sono gli obiettivi che vi prefiggete a livello di consorzio?
Gli obiettivi sono sostanzialmente due: il primo è di garantire ai produttori, che hanno saputo conservare la tradizione di questa coltivazione, un reddito adeguato che possa permettere di continuare a fare aglio; la coltura dell’aglio è una coltura di qualità ma che richiede investimenti. Il secondo obiettivo è quello di far conoscere questo prodotto, perché ci siamo resi conto che chi lo prova, soprattutto ristoranti e la Gdo stessa, poi lo richiede perché il consumatore si fidelizza e si rende conto che le caratteristiche promesse del prodotto sono promesse mantenute.
Che rapporto avete con la Gdo?
La collocazione è diretta, anche la Gdo fa ordini diretti ai confezionatori che sono sostanzialmente anche produttori. Questo è un aspetto che piace molto, perché il rapporto con i produttori è diretto.
Come siete distribuiti a livello nazionale ?
Il prodotto è presente già in numerose catene distributive, tenendo conto che non può crescere all’infinito, perché la rotazione agraria è molto lunga (4 anni) poiché le superfici sono limitate e la zona di produzione piccola. I contratti vengono fatti man mano che l’aglio si produce, di fatto. Cominciamo ad essere presenti in diverse catene come Coop, Despar, Pam. Il consorzio non fa commercializzazione, quest’ultima è fatta dalle aziende.
Avete avuto dei danni a causa del terremoto dello scorso anno?
Abbiamo avuto qualche problema legato alla certificazione delle strutture all’interno delle quali viene fatta l’essicazione; in tutte le zone colpite ci si è dovuti adeguare, però fortunatamente non abbiamo avuto i problemi che hanno avuto altri prodotti come il parmigiano reggiano, che ha avuto perdita di prodotto e magazzini. Per noi questo non c’è stato, abbiamo dovuto occuparci della messa in sicurezza delle attività dentro la zona delimitata.
Quanto è importante la comunicazione per un prodotto come il vostro?
È molto importante perché le caratteristiche del nostro prodotto, di nicchia, vanno comunicate. L’aglio non è come il vino che attraverso le etichette diverse si può promuovere; per l’aglio va comunicato il suo valore, quelle che sono le sue caratteristiche gustative. Per il nostro aglio in particolare è stato fatto un percorso con l’Università di Ferrara che ne garantisce i sali minerali, i flavonoidi e le caratteristiche.
Vi affidate ai media tradizionali?
Stiamo facendo una campagna di comunicazione o meglio di posizionamento¬ del prodotto indirizzata al target di riferimento, interessato a un prodotto di qualità e di nicchia, attraverso, per esempio i siti legati all’enogastronomia (Sale e Pepe, La cucina italiana) o tramite i canali legati al circuito Ho.Re.Ca.
In cosa è consistito il piano di attività che avete attivato in primavera?
È stata predisposta una nuova etichetta e un nuovo slogan, “tradizionalmente gentile”, per raccontare che il prodotto deriva da una tradizione agricola antica. Per avere la DOP abbiamo dovuto dimostrare che, dai tempi dei romani a oggi, c’è stata una continuità; la gentilezza è legata alla fragranza, alla freschezza del nostro aglio che, come ho già detto, non ha il tradizionale retrogusto.
Avete realizzato delle attività in store nei punti vendita?
Cominceremo con l’aglio nuovo, per noi adesso è periodo di raccolta, poi l’aglio viene essicato e quindi quello nuovo e sarà sostanzialmente pronto il prossimo mese.
Il vostro prodotto viene anche esportato?
Sì, lo esportiamo, soprattutto nei paesi del Nord Europa, dove c’è una grande sensibilità per i prodotti a marchio e i prodotti di qualità. Si tratta quindi di mercati più facili.
La quota export rispetto al fatturato a quanto ammonta?
Il nostro fatturato è attorno ai 4-5 milioni di euro; l’export pesa ancora molto poco sul totale, perché il prodotto non è sufficiente neanche per tutto il mercato italiano. Di aglio l’Italia è fortissima importatrice.
Quali sono i vostri obiettivi per il medio-lungo periodo?
Consolidare la produzione, avere una produzione costantemente in crescita, per quanto possibile, e quello di tenere la filiera corta, cioè far detenere l’intera filiera dai produttori.
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