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Pasta fresca e gastronomia: perché La Sorgente fa la differenza

Pasta fresca e gastronomia: perché La Sorgente fa la differenza
Pasta fresca e gastronomia: perché La Sorgente fa la differenza

Pasta fresca e gastronomia: perché La Sorgente fa la differenza

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Redazione

Fondata nel 1966, in un piccolo laboratorio, poco fuori Milano, per la produzione di pasta fresca, La Sorgente, è parte, da un anno abbondante, del gruppo farmaceutico e cosmetico Ganassini.

L’azienda è oggi manageriale e altamente diversificata nei migliori piatti pronti della nostra tradizione: se il business originario, la pasta fresca, ripiena e non e in sfoglia, declinata in moltissime varianti, conta ancora molto, gli interessi spaziano nella gastronomia (primi, secondi, carpacci, finger food, ricette della nostra cucina) e nel dolciario da forno. A fine novembre la società milanese, diretta dall’amministratore delegato e imprenditore, Giuseppe Multari, top manager con 25 anni di carriera in aziende come Noberasco e Pedon, ha annunciato un importante investimento, di 10 milioni di euro, una somma notevole, anche in rapporto all’attuale giro d’affari, di circa 12 milioni.

Multari, quali sono i vostri obiettivi?

Il lockdown ha cambiato le abitudini di consumo degli italiani, rafforzandone la sensibilità verso i temi della salute, della sicurezza, dell'origine e della sostenibilità dei prodotti alimentari. Per questo La Sorgente, dopo avere affrontato la grave discontinuità causata dall’emergenza, guarda al futuro con un programma di sviluppo mirato alla sostenibilità, alla sicurezza alimentare e all’italianità dei prodotti. Nell’ambito del piano di investimenti in corso, che dovrebbe portarci a 18 milioni di fatturato nel 2021 e oltre i 20 milioni nel 2022, l’azienda ha già stanziato risorse importanti – la prima tranche, di 5 milioni, riguarda il 2020 - nell’innovazione di prodotto e nella ricerca di nuovi packaging, capaci di garantire la totale riciclabilità, oltre a prerequisito di una totale sicurezza e igiene nella produzione e consumo. Contestualmente molte risorse saranno destinate al rafforzamento tecnologico e allo sviluppo continuo delle filiere strategiche di approvvigionamento - in particolare qualità, sostenibilità delle materie prime e benessere animale -, a incentivi agli agricoltori, per una materia prima di qualità e per l’attenzione alla riduzione dell’impatto ambientale.

Nel vostro settore le tecnologie e le verifiche sono fondamentali.
Cosa può dirci?

Confermo, evidentemente, la centralità di questi elementi, anche se credo di poter dire che il nostro prodotto non ha praticamente rivali dal punto di vista della sicurezza e della qualità. I controlli, a parte le certificazioni nazionali e internazionali (Brc e Ifs), che abbiamo conseguito da tempo, sono basilari nei freschi, più soggetti alle contaminazioni e, per questo verificati di continuo anche dal sistema sanitario pubblico. La Sorgente è fra le poche aziende che si avvalgono di una camera bianca, la quale assicura un bassissimo contenuto di particelle e un abbattimento di oltre il 90% dei potenziali patogeni. Questo ci permette di avere prodotti ad alta sicurezza e caratterizzati da una shelf life più lunga. Il nuovo sviluppo tecnologico non si orienterà solo a rendere più prestante e più efficiente la produzione, ma a rafforzare ulteriormente la sicurezza alimentare.

Parliamo di trend…

Dal punto di vista delle ricette stiamo puntando sui nuovi trend di consumo, come il salutismo, e sulla sostenibilità. Nel 2020 il nostro andamento è stato molto positivo, intorno al +40%, che diventerà un +50% nel 2021. I nostri due grandi mercati sono l’Italia, dal punto di vista geografico, e la Gdo, sotto il profilo dei canali, mentre la nostra business unit a più alta crescita è la gastronomia, sia confezionata, sia per la vendita al banco, sia take away. Il Covid ha condizionato molto l’alimentare, con andamenti per noi particolarmente interessanti sulla pasta fresca. Le ricettazioni, invece, hanno faticato un po’, in quanto gli italiani, costretti in casa, hanno cucinato molto di più.

E l’export?

È un importante versante di crescita, tanto che vogliamo raggiungere, nel giro di 2 o 3 anni, un’incidenza dell’export sul fatturato del 30% circa. Per questo abbiamo avviato trattative molto promettenti con le grandi catene europee. Attualmente il nostro sbocco primario è la Svizzera, ma i principali mercati target sono soprattutto le nazioni nordiche, comprese fra i Paesi Bassi e la Scandinavia, fortemente orientate al prodotto di qualità.

Private label: sono un business o un concorrente?

Sicuramente sono una linea di sviluppo e rappresentano il 50% del nostro fatturato. Abbiamo al nostro attivo partnership con alcuni dei principali esponenti della Gdo, sia per il canale supermercati, sia nei discount dove, per la gastronomia, siamo vicini alla leadership, con piatti che vanno dalle lasagne, ai pizzoccheri, alle melanzane alla parmigiana…

Altri canali?

La ristorazione è per noi molto interessante: al momento stiamo realizzando, con una delle più significative imprese italiane dell’ittico, una serie di ricette di pesce fresco a marchio proprio, che verranno poi distribuite nei maggiori ristoranti specializzati. Sempre sul versante della diversificazione di canale abbiamo avviato una collaborazione con una delle principali società di vending, per distribuire una serie di articoli, studiati con nutrizionisti e orientati a consumatori salutisti. Le ricette sono a base di insalate fresche, legumi e cereali e sono concepiti nell’ottica di una pausa pranzo leggera, rispettosa del benessere e della linea.

Concludiamo con una riflessione sul vostro settore…

La sua caratteristica più evidente è la forte polverizzazione e, a parte un leader nella gastronomia, e varie grandi aziende nella pasta fresca, il panorama è formato da una miriade di piccoli o piccolissimi operatori. Credo di poter dire che la nostra azienda ha prodotti, motivazioni e programmi adeguati a fare la differenza, spostando verso l’alto l’asticella della qualità in un comparto che, pur essendo in costante crescita da 6-7 anni, è andato, invece, verso una riduzione del valore intrinseco dell’offerta. Vogliamo proporci con nuovi concetti di ricettazione e di ricerca e sviluppo, utilizzando le molte competenze presenti in Italia. E fra le opportunità non mancheranno gli chef, una via già sperimentata, per esempio, con Davide Oldani, l’attivazione, già avvenuta, dei principali canali social, il rifacimento del sito web. Del resto, il settore è in movimento e fa gola ai private equity: la prova è il recente passaggio di uno dei maggiori competitor al fondo Taste of Italy 2. Se questo dimostra le potenzialità del business devo dire che, per quanto ci riguarda, non abbiamo nessun desiderio di farci acquisire ma, al contrario, non escludiamo una crescita per linee esterne.

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