Pastificio Liguori: la lenta essiccazione è il nostro fiore all'occhiello
Pastificio Liguori: la lenta essiccazione è il nostro fiore all'occhiello
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di Maria Teresa Giannini
Nato nel 1795 a Gragnano, la “città dei maccheroni”, il pastificio Liguori è una realtà pluricentenaria a conduzione familiare.
La sua etichetta “Alba D’Oro” fu una delle prime a essere venduta per le strade dei quartieri italiani negli Usa nei primi anni del ‘900. Il marchio, che insieme ad altri 13 è parte del “Consorzio di tutela della pasta di Gragnano”, è presente in più di 60 paesi del mondo e, attraverso una politica di comunicazione che coinvolge tanto i pack quanto i social, sia la tv che il proprio nuovo sito internet, mira a conquistare nuovi consumatori (e a consolidare il proprio zoccolo duro) esaltando il metodo della lenta essiccazione, come spiega Giuseppe Miscio, direttore commerciale Italia di Pastificio Liguori.
Com’è andato il 2023 in termini di fatturato e volumi di produzione, anche in rapporto al 2022?
In Italia, in rapporto al 2022, ci attestiamo su valori molto positivi di crescita di fatturato +21,62 % a valore e +24,94% a volume. La nostra crescita negli anni si deve anche ad una maggiore attenzione di consumatori e distribuzione verso un prodotto di alta qualità. Nel nostro caso, a fare la differenza è la lenta essiccazione a basse temperature certificata, sinonimo di altissima qualità e di prodotto tenace e genuino.
Come è andato, invece, il primo trimestre (per vendite a volume e fatturato) rispetto allo stesso periodo 2023?
Anche per il primo trimestre di quest’anno, rispetto al 2023, per il mercato Italia, al sell in abbiamo riscontrato ottimi risultati di fatturato: +19,28% a volume e +6,26% a valore. Per quanto riguarda il sell out, per lo stesso periodo ci attestiamo su un +36,8% a volume e +28% a valore.
Qual è la vostra quota di mercato nella Gdo italiana?
Attualmente per il mercato Italia siamo passati da una quota di mercato di 0,4% a una di 0,5% (fonte Nielsen IQ). Tra le attività commerciali di particolare rilievo, sicuramente rientra la distribuzione presso l’intera rete vendita di una delle maggiori insegne dell’area Nielsen 1 e 2.
Come sono andate le vendite all’estero nel 2023 e quanta quota di produzione è destinata al mercato extra-italiano?
Il fatturato totale del Pastificio è diviso al 60% per l’export e 40% per il mercato nazionale. Le vendite all’estero nel 2023 hanno visto una crescita di circa il 10% (sia a volume che a valore), sul 2022. Già nel primo trimestre 2024 rileviamo un incremento anno su anno di circa il 15%, proiettando il fatturato atteso alla fine del 2024 in linea con la strategia commerciale.
Com’è stato, lo scorso anno, il vostro rapporto con l’Horeca in Italia? E a livello internazionale, si sono aperte novità di rilievo in aree in cui prima non eravate?
Il business core dell’azienda, in generale, resta sempre quello della Gdo, ma nel corso del 2024 verrà attuato un importante progetto sul mercato domestico anche nell’Horeca. Per il mercato estero, invece, stiamo perseguendo una attività continuativa ed incessante che ha portato il marchio Liguori sia su nuovi mercati sia su altri dove non si era sufficientemente consolidato come Armenia, Emirati, Filippine, Thailandia, Vietnam, Malta, Olanda, Finlandia, Australia, Kosovo, Repubblica Ceca, Polonia, Kenya, Cile, Panama.
Quanto del vostro bilancio investite in comunicazione e su quali canali?
Riconosciamo l’importanza della comunicazione per sostenere la brand awareness e le rotazioni a scaffale, perciò dedichiamo a questo settore un’importante fetta del bilancio, con cifre sempre crescenti. Per comunicare in modo immediato con il consumatore in store, avvieremo importanti attività presso varie insegne. Su tutto il territorio nazionale sono in programma numerose campagne crossmediali, dai “semplici” cartelloni agli spot televisivi, dalla radio alla rete, per garantire una comunicazione efficace e capillare, oltre che trasversale. La comunicazione Liguori sarà incentrata sul concept “L’ingrediente segreto: il tempo” per trasmettere loro quanto il processo della lenta essiccazione a basse temperature sia cruciale per un prodotto genuino. Parallelamente continueremo a dedicare un importante spazio al metodo certificato, al grano 100% italiano di filiera e all’utilizzo della tecnologia blockchain. Vogliamo far nascere una consapevolezza forte nei consumatori, grazie soprattutto al supporto del nuovo sito web (che verrà lanciato a breve), che potrà diventare un vero e proprio luogo di incontro sia per chi voglia approfondire gli aspetti tematici del nostro prodotto, sia per chi è interessato agli acquisti, essendo il sito direttamente legato al nostro e-commerce.
Il grano russo ha invaso il mercato italiano, passando dalle 29 mila tonnellate del 2021 alle 400 del 2023. Tuttavia, la Russia rappresenta solo l’1% dei nostri fornitori, mentre il maggiore in senso relativo è il Canada con il 48%: che scenario si prefigura per i pastifici italiani alla luce di ciò?
La produzione di grano duro è prevista quest'anno sotto i 3,5 milioni di tonnellate, tra il 10% al 12%, una delle più basse degli ultimi anni. Ciò è dovuto alla siccità che ha interessato le regioni del Sud Italia, alla riduzione delle superfici coltivate (circa il 10%) e alla concorrenza sleale di prodotto straniero. Abbiamo riscontrato cali nell’ordine del 30% in Puglia e 50% in Sicilia, le superfici coltivate rispetto all'anno precedente calano sotto 1,2 milioni di ettari, con particolare impatto nel Centro-Sud da dove proviene circa il 90% di tutto il grano raccolto; infine, nel 2023 sono arrivati quasi 900 milioni di chili di grano russo e turco, e circa 1 miliardo di chili dal Canada. L’Italia resta tra i maggiori importatori di grano, in quanto la produzione locale non riuscirebbe a soddisfare adeguatamente le necessità del mercato: molti pastifici italiani adottano miscele di grani di varie origini, dichiarandolo in etichetta, sia per ottenere specifiche di prodotto mirate ma anche per far fronte ad eventuali carenze nazionali. Dinanzi a questi tre fenomeni, Il mondo produttivo italiano si sta muovendo, promuovendo sempre di più accordi che premiano la filiera corta e tracciata, che hanno come obiettivo quello di salvaguardare l’equa remunerazione degli agricoltori.
Confermate, dunque, la bontà dell’idea di aver intrapreso un progetto di filiera per produrre grano 100% italiano?
Certo. Sappiamo che la qualità parte dalle migliori materie prime. Proprio per questo, da oltre 20 anni, per la pasta Liguori scegliamo solo i migliori grani duri del Sud Italia: lo facciamo per la varietà di spighe fornita dalla Macchia Mediterranea, che assicurano un elevato tenore proteico e un’eccellente qualità del glutine, ma anche perché la nostra scelta ha un valore etico a supporto degli agricoltori italiani a cui destiniamo premialità per il rispetto degli standard qualitativi. Nel 2023 abbiamo assicurato la tracciabilità Iso 22005 con la tecnologia blockchain, così da rendere la nostra filiera trasparente e consultabile da tutti i consumatori. La geolocalizzazione dei campi, il riferimento dell’agricoltore, il periodo di raccolta del grano e il quantitativo, il molino di lavorazione, la quantità di semola prodotta e la data di consegna al pastificio, la data di produzione della pasta ed i formati prodotti: tutti i passaggi della lavorazione sono facilmente consultabili.
Lancerete nuove referenze, gusti o formati per il resto del 2024?
Dopo il lancio del nuovo pack della linea Classica, avvenuto nel 2023, per il 2024 prevediamo il rebrandig della nostra linea Le Tradizionali e il restyling dell’intera gamma Bio. Dal punto di vista novità di prodotto, per il mese di giugno sarà a scaffale il nuovo prodotto Liguori gluten free, a cui seguirà il lancio degli gnocchi di patate Liguori realizzati esclusivamente con patate fresche 100% italiane.
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