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Grana Padano sempre più in forma
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Grana Padano sempre più in forma
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Il Consorzio di Tutela del Grana Padano Dop, archiviato positivamente il 2006, si prepara a consolidare la propria leadership attraverso lo sbarco in Cina e sostenendo in comunicazione il suo prodotto di punta, il Riserva 20 mesi. DM ne ha parlato con il presidente Cesare Baldrighi.
Come spiega il buon momento del Grana Padano?
Il successo del nostro formaggio non rappresenta certo un exploit momentaneo. E’ stato costruito nel tempo. Basta qualche numero per dimostrarlo. Il sistema Grana Padano assorbe attualmente circa un quarto della produzione italiana di latte. Nel 2006 le 216 aziende consorziate - tra cui i 174 caseifici produttori - hanno trasformato in Grana Padano quasi 24 milioni di quintali di latte proveniente da 7.000 stalle. In totale sono state prodotte oltre 4,3 milioni di forme, delle quali più di 1 milione ha preso la strada dell’export. In termini di volumi si tratta di circa 40 milioni di chili di prodotto, pari a un giro d’affari superiore a 400 milioni di euro. Tutto questo significa ancora una volta che il Grana Padano rappresenta non solo il formaggio Dop più consumato a livello italiano e mondiale, ma il prodotto Dop più venduto in assoluto.
Che ruolo gioca l’export per il Consorzio di Tutela?
E’ molto importante. E lo testimonia la progressiva crescita delle esportazioni. Nel 1996, anno di riconoscimento della Dop da parte dell’Ue, la produzione di Grana Padano ammontava a 3,6 milioni di forme e l’export non raggiungeva il 10%. Lo scorso anno, con una produzione ben più alta, questo rapporto è salito al 25,2%. L’export non solo è triplicato per numero di forme, ma anche nel peso del mercato estero sulla produzione.
Quali sono i maggiori paesi di destinazione?
In testa vi è la Germania, con 230mila forme. A seguire gli Stati Uniti, la Svizzera, la Francia e il Regno Unito.
Cosa ci dice della Cina?
Il nostro interesse per questo mercato è grande. Lo dimostra il fatto che in Cina siamo stati il primo Consorzio ad aderire al progetto dei flag stores, veri e propri negozi di bandiera, promosso da Crai per l’apertura di punti vendita già entro le Olimpiadi di Pechino del 2008. Non miriamo solo alla Cina però: con alcuni dei nostri nostri partner, quali Federlombarda, Regione Lombardia e Ice, ci stiamo muovendo anche in Russia e negli Emirati Arabi.
Quali sono gli ostacoli maggiori che incontrate nello sviluppo all’estero?
Sicuramente contrastare il fenomeno delle falsificazioni. Sono numerosissime le imitazioni del nome Grana Padano, come pure l’uso fraudolento del nome autentico o persino del marchio su formaggi diversi dal nostro.
Come vi muovete in questo senso?
Puntiamo soprattuto sulla promozione e sui controlli. Ma anche sulla ricerca. A questo proposito abbiamo messo a punto un tracciante biologico, costituito da un minuscolo lattobacillo naturale “potenziato”, che grazie a un semplice test a opera dei nostri ispettori, ma anche dei consumatori o dei commercianti più esigenti e curiosi, può essere rilevato anche quando il formaggio è grattugiato o porzionato in piccoli pezzi. Il suo utilizzo è iniziato il 1° luglio.
Sul mercato interno, invece, come si orientano i vostri investimenti?
La comunicazione pubblicitaria riveste sicuramente un ruolo chiave. Per il 2007 il budget complessivo stanziato dal Consorzio di Tutela ammonta a 18 milioni di euro. Di questi, 10,5 milioni vengono assorbiti dalle attività di comunicazione in Italia: advertising classico, promozioni, sponsorizzazioni. Circa 5 milioni, in particolare, sono destinati a campagne tv, 1 milione alla radio e 500mila euro alla stampa.
Come sta andando la campagna di lancio del Grana Padano Riserva?
E’ partita a inizio anno e i primi riscontri sembrano molto positivi.
Cosa ha di particolare il “Riserva” di cui andare così orgogliosi?
Come è noto, accanto al prodotto Dop con una stagionatura minima di nove mesi, identificato dalla nota losanga gialla, e a quello stagionato oltre 16 mesi, riconoscibile da una dicitura sotto al marchio Dop, i consumatori possono ora trovare in vendita anche il Grana Padano Riserva, invecchiato oltre 20 mesi, caratterizzato da un marchio nero con una scritta gialla che riporta la dicitura Riserva e la stagionatura. Si tratta di un formaggio che si può a pieno titolo considerare il top della nostra produzione. Solo il 10% delle forme riesce a raggiungere questa qualità superiore. La stagionatura, infatti, tende a enfatizzare qualsiasi difetto del prodotto. Il gusto del Grana Padano Riserva è indubbiamente più marcato rispetto al prodotto stagionato 16 mesi. Ma nonostante ciò si distingue per la straordinaria morbidezza e l’armonia dei sapori.
Come spiega il buon momento del Grana Padano?
Il successo del nostro formaggio non rappresenta certo un exploit momentaneo. E’ stato costruito nel tempo. Basta qualche numero per dimostrarlo. Il sistema Grana Padano assorbe attualmente circa un quarto della produzione italiana di latte. Nel 2006 le 216 aziende consorziate - tra cui i 174 caseifici produttori - hanno trasformato in Grana Padano quasi 24 milioni di quintali di latte proveniente da 7.000 stalle. In totale sono state prodotte oltre 4,3 milioni di forme, delle quali più di 1 milione ha preso la strada dell’export. In termini di volumi si tratta di circa 40 milioni di chili di prodotto, pari a un giro d’affari superiore a 400 milioni di euro. Tutto questo significa ancora una volta che il Grana Padano rappresenta non solo il formaggio Dop più consumato a livello italiano e mondiale, ma il prodotto Dop più venduto in assoluto.
Che ruolo gioca l’export per il Consorzio di Tutela?
E’ molto importante. E lo testimonia la progressiva crescita delle esportazioni. Nel 1996, anno di riconoscimento della Dop da parte dell’Ue, la produzione di Grana Padano ammontava a 3,6 milioni di forme e l’export non raggiungeva il 10%. Lo scorso anno, con una produzione ben più alta, questo rapporto è salito al 25,2%. L’export non solo è triplicato per numero di forme, ma anche nel peso del mercato estero sulla produzione.
Quali sono i maggiori paesi di destinazione?
In testa vi è la Germania, con 230mila forme. A seguire gli Stati Uniti, la Svizzera, la Francia e il Regno Unito.
Cosa ci dice della Cina?
Il nostro interesse per questo mercato è grande. Lo dimostra il fatto che in Cina siamo stati il primo Consorzio ad aderire al progetto dei flag stores, veri e propri negozi di bandiera, promosso da Crai per l’apertura di punti vendita già entro le Olimpiadi di Pechino del 2008. Non miriamo solo alla Cina però: con alcuni dei nostri nostri partner, quali Federlombarda, Regione Lombardia e Ice, ci stiamo muovendo anche in Russia e negli Emirati Arabi.
Quali sono gli ostacoli maggiori che incontrate nello sviluppo all’estero?
Sicuramente contrastare il fenomeno delle falsificazioni. Sono numerosissime le imitazioni del nome Grana Padano, come pure l’uso fraudolento del nome autentico o persino del marchio su formaggi diversi dal nostro.
Come vi muovete in questo senso?
Puntiamo soprattuto sulla promozione e sui controlli. Ma anche sulla ricerca. A questo proposito abbiamo messo a punto un tracciante biologico, costituito da un minuscolo lattobacillo naturale “potenziato”, che grazie a un semplice test a opera dei nostri ispettori, ma anche dei consumatori o dei commercianti più esigenti e curiosi, può essere rilevato anche quando il formaggio è grattugiato o porzionato in piccoli pezzi. Il suo utilizzo è iniziato il 1° luglio.
Sul mercato interno, invece, come si orientano i vostri investimenti?
La comunicazione pubblicitaria riveste sicuramente un ruolo chiave. Per il 2007 il budget complessivo stanziato dal Consorzio di Tutela ammonta a 18 milioni di euro. Di questi, 10,5 milioni vengono assorbiti dalle attività di comunicazione in Italia: advertising classico, promozioni, sponsorizzazioni. Circa 5 milioni, in particolare, sono destinati a campagne tv, 1 milione alla radio e 500mila euro alla stampa.
Come sta andando la campagna di lancio del Grana Padano Riserva?
E’ partita a inizio anno e i primi riscontri sembrano molto positivi.
Cosa ha di particolare il “Riserva” di cui andare così orgogliosi?
Come è noto, accanto al prodotto Dop con una stagionatura minima di nove mesi, identificato dalla nota losanga gialla, e a quello stagionato oltre 16 mesi, riconoscibile da una dicitura sotto al marchio Dop, i consumatori possono ora trovare in vendita anche il Grana Padano Riserva, invecchiato oltre 20 mesi, caratterizzato da un marchio nero con una scritta gialla che riporta la dicitura Riserva e la stagionatura. Si tratta di un formaggio che si può a pieno titolo considerare il top della nostra produzione. Solo il 10% delle forme riesce a raggiungere questa qualità superiore. La stagionatura, infatti, tende a enfatizzare qualsiasi difetto del prodotto. Il gusto del Grana Padano Riserva è indubbiamente più marcato rispetto al prodotto stagionato 16 mesi. Ma nonostante ciò si distingue per la straordinaria morbidezza e l’armonia dei sapori.
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