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De Angelis: cercatori attenti di nuovi gusti e nuovi mercati

De Angelis: cercatori attenti di nuovi gusti e nuovi mercati
De Angelis: cercatori attenti di nuovi gusti e nuovi mercati

De Angelis: cercatori attenti di nuovi gusti e nuovi mercati

Information
Fabio Massi

di Maria Teresa Giannini

Quattro stabilimenti, 13 linee produttive e una storia relativamente giovane per un pastificio: De Angelis food, nata nel giugno 1983 con il nome di “Il Pastaio” e con le dimensioni di un laboratorio artigiano, in questi 40 anni e più è cresciuta e si è espansa tanto da diventare un gruppo di 9 aziende.

Gli ultimi acquisti dell’azienda di Villafranca di Verona sono stati il pacchetto di maggioranza del pastificio Regal, nel 2023, il pastificio abruzzese Regal (nel Teramano) e il 100% della veneta Saordelmar (in provincia di Padova), che produce sughi di pesce e piatti pronti a base di baccalà. Un excursus, quello di De Angelis Food, che l’ha vista passare da piccola realtà provinciale a “forza” capace di produrre 50 tonnellate di pasta al giorno, un’azienda sempre alla ricerca di nuovi gusti e attenta a recepire i segnali del mercato, quello Italiano e quello internazionale. Ci spiega tutto Paolo Pigozzo, amministratore delegato di De Angelis Food dal 2016.

Qual è la vostra produzione annua in termini di volume e valore?
Di oltre 100 milioni di euro, 70 milioni sono realizzati grazie alla sola pasta ripiena, per un volume di circa 20mila tonnellate. Il 2023 però è stato un anno importante anche dal punto di vista delle acquisizioni e della conquista di nuovi mercati, che ci ha portati a realizzare il 20% in più sull’anno precedente. D’altro canto, bisogna ricordare cosa abbia significato il 2022 per tutti noi: con la guerra in Ucraina, le speculazioni da essa derivate su materie prime come uova, semola e farina hanno provocato aumenti sconsiderati e difficoltà di approvvigionamento, mettendo a dura prova l’intero ambito del food e in particolare il settore della pasta.

Si è tornati ai livelli pre-pandemici?
Dopo la contrazione avvenuta fra nel 2022, il mercato in generale della pasta fresca è cresciuto in valore e non in volume, perché la necessità di aumentare i prezzi ha avuto ripercussioni sulle vendite. Nel 2023 si è avuta una piccola ripresa, ma non siamo mai più tornati ai livelli pre-pandemia: il canale trainante è stato quello del commercio con l’estero.

Ha parlato di nuovi mercati: si riferisce ad altre “piazze”, oltre a quella italiana?
La crescita si è verificata soprattutto fuori dall’Italia e nei paesi extra-Ue nel 2023, come Usa e Canada. Per quanto riguarda il nostro continente, arrivavamo già in tutti i grandi paesi come la Francia, dove pure si consuma già da anni molta pasta fresca e il mercato è simile a quello italiano per dimensioni; siamo cresciuti molto in Spagna, Uk e Germania. Stanno andando molto bene i Balcani e l’Est Europa, dove stiamo entrando grazie ai grandi distributori europei in Paesi come Croazia, Serbia, Romania, Repubblica Ceca e Polonia. Il mercato della pasta è cambiato: negli anni ’90, in Paesi come il Regno Unito, dire “pasta” era sinonimo di secca fuori frigo o addirittura di piatto precotto. Oggi la tradizione italiana si fa rispettare superando queste due varianti di prodotto e non è più difficile raccontare la pasta fresca all’estero, non solo per la presenza di folte comunità italiane ma anche perché gli stessi stranieri hanno imparato ad apprezzarla.

In quali catene siete presenti e con quali avete i rapporti più duraturi?
Siamo storicamente radicati nel Nord Est, ma negli anni siamo riusciti ad espanderci in tutto il Paese e all’estero.

Quali sono i formati e le referenze più apprezzate in grande distribuzione?
Fino a poco tempo fa, i più amati erano i tortellini della linea classica: i sapori base come crudo e carne e ricotta e spinaci rappresentavano il 70%. Oggi c’è sempre più ricerca di specialità, di referenze in doppia sfoglia come ravioli, panzerotti, girasoli, margherite, con ripieni più particolari e cremosi. Stiamo seguendo questo trend con investimenti ad hoc, che ci hanno permesso per esempio di adeguare gli impianti e i processi produttivi. A livello di formati, si impone sempre più il 500 grammi e persino un chilo, il cosiddetto “pack formato famiglia”, conveniente anche come prezzo.

Come definireste le vostre linee di pasta fresca e pasta ripiena a livello di posizionamento?
De Angelis propone un ottimo rapporto qualità prezzo, che rende questo tipo di prodotto accessibile a tutti: il nostro prezzo medio è tra i 6 euro e i 7 euro al kg, contro un mercato di 10/12 euro.

Voi producete anche “private label” per la Gdo: che percentuale rappresenta la private label nella vostra produzione, a volume e a valore?
La nostra torta si divide tra 60% private label e 40% prodotti a marchio. Lavoriamo con tutte le grandi insegne, nazionali quanto internazionali e le nostre linee sono presenti anche sugli scaffali delle migliori catene internazionali di distruzione.

Avete anche una linea fusion, “Dim sum”: da quanto tempo la portate avanti? Che risultati vi ha portato, in termini di performance a valore e a volume lo scorso anno? Inserirete altre referenze?
La linea di cui parliamo è figlia di un periodo di innovazione dell’azienda, in cui lanciavamo anche referenze senza glutine e vegane e, ad un certo punto, nei primi mesi del 2020 prima del Covid, abbiamo deciso di entrare anche nel ramo del cibo orientale. Abbiamo fatto quella scelta perché, in quel momento, il cibo etnico era indubbiamente un trend di mercato; certo, in Gdo rappresenta ancora una nicchia, ma proporre questa referenza ci ha consentito di acquisire una piccola quota anche in questo mercato e di entrare in altre catene. È stato una sorta di "cavallo di Troia". Ci sta dando buone soddisfazioni poiché le insegne che l’avevano inserita l’hanno mantenuta e, soprattutto, hanno rotazioni dignitose che ci consentono di mantenerle a scaffale. Siamo partiti con tre referenze, abbiamo inserito poi i gusti salmone e avocado, gamberi e curry e dei noodles un po’ rivisitati.

Come avete gestito i rincari delle materie prime animali e di packaging che da ormai due anni, complici i conflitti e i rincari dell’energia, affliggono tanto i produttori quanto i consumatori?
A partire da febbraio 2022 non c’è più stato un punto fermo, tra tensioni geopolitiche scoppiate in Europa, in Medio Oriente e nel Canale di Suez. Le materie prime hanno subito oscillazioni non solo rilevanti ma continue: abbiamo dovuto fare almeno 2 o 3 richieste di aumenti di listino e, nonostante questo, nel 2023 non siamo mai riusciti a ribaltare completamente sulla distribuzione i rincari, che abbiamo cercato di assorbire al massimo possibile. Devo ammettere che in 30 anni di attività non ho mai vissuto una situazione così.

Ci sono prodotti nuovi che state sviluppando per il 2024? Quali sono secondo voi i nuovi trend di consumo che avete intenzione di intercettare?
Oltre alla già citata nuova varietà di ravioli Dim-Sum ai gamberi e curry, presentata a Marca 2024, ci stiamo cimentando su una linea di paste ripiene da 125 grammi (monoporzioni), linea di piatti pronti "gluten free" a marchio ai gusti formaggio e bolognese.

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