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Cultiva verso la leadership del bio di IV gamma

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Cultiva verso la leadership del bio di IV gamma

Cultiva verso la leadership del bio di IV gamma

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Redazione

Cultiva, realtà veneta fortemente specializzata nelle insalate di I e IV gamma, è nata dalla visione imprenditoriale di Giancarlo Boscolo, che ha ripreso, insieme ai fratelli, nel 1982, l’attività del padre, ovvero la produzione, a Chioggia, di radicchio, un prodotto che egli per primo, nel 1987, ha cominciato a coltivare con successo negli States.

br>L’azienda, che ha fatturato, in Italia, 30 milioni di euro nel 2017, con una crescita a doppia cifra, ha produzioni in tutta la Penisola, più due sedi estere, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, in modo da presidiare i mercati chiave dell’Europa e del Nord America. L’obiettivo è ‘shaping agriculture’, ossia diamo forma all’agricoltura, che si concretizza lavorando a fianco a fianco con i clienti in veri progetti congiunti.

Con la prima partecipazione al Sana di Bologna, Cultiva ha dimostrato pubblicamente, in settembre, il proprio interesse verso il bio, come spiega lo stesso Giancarlo Boscolo che è presidente dell’azienda di famiglia.

Come nasce questo ramo di business di Cultiva?

Nasce naturalmente da solide e storiche basi nel settore, che ci vede presenti da 20 anni. Oggi possiamo vantare 27 ettari dedicati al biologico nell’azienda di Taglio di Po, in provincia di Rovigo, 20 in quella di Mantova e altrettanti a Fiumicino, dove abbiamo altri 70 ettari in conversione. Infine 22 ettari bio sono a Salerno. In questo modo riusciamo a presidiare tutto lo Stivale. L’obiettivo è di diventare, nei prossimi 18-24 mesi, con un raddoppio delle superfici, l’azienda più estesa in Italia nel campo della coltivazione bio di insalate dedicate alla IV gamma. Questa direzione di investimento riguarda anche l’America, con l’implementazione di 80 nuove serre dedicate esclusivamente a prodotti bio, anche qui con il focus puntato sulle baby leaf.

Quali sono i motivi di questo sviluppo?

Abbiamo avuto preziose indicazioni in questo senso dai nostri clienti, sia italiani, sia americani. Del resto, come ho detto, la nostra attenzione al bio non è un fatto nuovo. Quello che è relativamente nuovo è il boom della domanda di prodotti sempre più naturali, che costituisce un trend globale di consumo e che ha fatto uscire il bio dalle precedenti logiche di nicchia.

Italia, Europa, America: prendiamo le misure di gruppo Cultiva…

Cultiva è una società consortile di 17 produttori, con 700 ettari di coltivazioni, di cui oltre la metà in serra. Cultiva Europe, con sede nel Regno Unito, si occupa della distribuzione in tutto il Nord del nostro continente. Cultiva Farms di Jennings, in Florida, è, dal canto suo, la più grande azienda di produzione in serra degli Stati Uniti, mentre Royal Rose, in California, è la nostra azienda storica che, dal 1987, produce radicchio per il mercato Usa. Comprendendo le attività oltre confine il gruppo supera i 60 milioni di euro di fatturato consolidato, ripartiti in modo molto armonico. Ai 30 milioni realizzati nel nostro Paese ne corrispondono altrettanti dovuti all’estero: 15 in Gran Bretagna e una ventina negli Usa.

Abbiamo parlato del radicchio. Quali sono i vostri rapporti con il Consorzio del Radicchio di Chioggia Igp?

Con il Consorzio, nato 10 anni fa, il legame è molto stretto: io stesso sono uno dei soci fondatori. Il 10 ottobre abbiamo ospitato alcuni esponenti del Consorzio in azienda. È stata un’occasione molto bella per fare conoscere la nostra realtà e farla toccare con mano, partendo dal racconto delle nostre origini, che, come abbiamo visto, risalgono al 1982 e all’attività di mio padre, focalizzata, appunto, sul radicchio chioggiotto.

Diciamo qualche parola sul vostro impegno in ricerca e sviluppo…

È per noi un’attività fondamentale, quella che ci assicura le prospettive di sviluppo delle produzioni di campagna. Un gruppo di agronomi, una vera stazione per lo studio delle nuove tecnologie, si sta occupando di elementi molto importanti, come il miglioramento della shelf life dei prodotti, l’ottimizzazione delle performance delle piante, la predizione della raccolta mediante i sistemi informatici.

Chi sono i vostri clienti?

In Italia lavoriamo soprattutto per conto della Gdo e siamo copaker in esclusiva per Valfrutta Fresco, mentre nel Regno Unito e negli USA, siamo fornitori dell’industria. In entrambi questi paesi abbiamo stretto delle partnership molto forti con aziende leader della IV gamma, tanto che il nostro partner inglese programma con noi il 100% del proprio fabbisogno. Negli Usa siamo invece partner, dal 2014, di Taylor Farm, l’azienda di insalate in busta più grande del mondo.

Programmi di comunicazione?

Per natura i copacker ne hanno meno bisogno. Tuttavia siamo attenti, come dimostra il rifacimento integrale del nostro sito, che ci permette oggi di comunicare contenuti forti come i nostri valori e le nostre certificazioni. Da anni, infatti, siamo certificati secondo i principali schemi internazionali: Integrated farm assurance, Leaf marque, Iso, Ifs, Agricoltura biologica, GlobalG.A.P.

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