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Coop Sole, niente allarmismi: la frutta e gli ortaggi della Campania sono sani

Coop Sole, niente allarmismi: la frutta e gli ortaggi della Campania sono sani
Coop Sole, niente allarmismi: la frutta e gli ortaggi della Campania sono sani

Coop Sole, niente allarmismi: la frutta e gli ortaggi della Campania sono sani

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Redazione

“La frutta e gli ortaggi della Campania sono sani.

E i controlli sono frequenti e rigidissimi, ben oltre la media nazionale. Il problema vero di questo territorio è lo stesso del resto d’Italia, l’esistenza di troppe filiere non organizzate”. A parlare è Pietro Paolo Ciardiello, Direttore Generale della Cooperativa Sole di Parete (Ce), una delle più grandi aziende ortofrutticole della Campania che da oltre venti anni investe in sicurezza alimentare. Fondata nel 1962, 102 soci dislocati in tutta la Regione, 18 milioni di kg/anno prodotti, chiuderà il 2013 con un fatturato di circa 30 milioni di euro. La Cooperativa Sole con 8 milioni di Kg è il primo produttore italiano di fragole, ma produce anche meloni, frutta estiva, ortaggi invernali, lattuga, zucchine e pomodori e mele annurche. Prodotti che esporta in Francia, Germania, Svizzera, Polonia, Paesi dell’Est.

Dott. Ciardiello qual è il vostro punto di forza?
La filiera e i controlli. Le produzioni sono seguite e monitorate, e dunque tracciabili, dalla semina alla distribuzione. I controlli vengono effettuati direttamente dai nostri clienti, e con loro abbiamo sviluppato protocolli di coltivazione e di controllo molto rigidi. I clienti attraverso il nostro sito possono seguire la produzione mettendosi in contatto direttamente con gli agricoltori, che ci mettono la faccia. Frutta, verdura e ortaggi che escono dalla nostra azienda sono soggetti a più controlli quotidiani, interni e da parte degli enti preposti: Asl, Nas, Arpac, Noe. A questi si aggiungono controlli volontari che realizziamo con l’Università di Napoli Federico II. I prodotti vengono sbloccati in uscita solo dopo aver ottenuto i risultati dei laboratori accreditati dai nostri clienti. Adesso stiamo lavorando, per esempio, sui prodotti non normati, che rappresenta un ulteriore passo avanti sulla sicurezza alimentare e, dunque, un elemento qualificante per l’agricoltura della Campania.

Quanto l’allarmismo mediatico incide sul vostro business?

Non abbiamo avuto ripercussioni. I nostri clienti continuano a darci fiducia perché garantiamo l’intera filiera e i prodotti sono di alta qualità. Non abbiamo mai avuto contestazioni dai clienti, tra cui ci sono le principali insegne della Gdo, italiana ed estera. I trattamenti chimici, ad esempio, sono ridotti all’indispensabile. Siamo stati tra le prime aziende in Italia a impiegare gli insetti utili per il controllo biologico delle produzioni, aspetto su cui oggi investiamo 300mila euro l’anno. Tutti i soci utilizzano solo mezzi forniti dalla Cooperativa: concimi, piantine, insetti utili, plastiche così come l’assistenza tecnica e i controlli. Negli ultimi anni, come ulteriore garanzia, abbiamo irrigidito ulteriormente il sistema di controllo riducendo al minimo la permeabilità del territorio. Pensi che attualmente vendiamo prodotti con residui molto al di sotto della soglia di controlli previsti dalla legge.

Dunque, niente allarmismo!
Niente allarmismo. Noi, come la gran parte di aziende del settore della regione, garantiamo i prodotti perché siamo in grado di controllare tutta la filiera da quando il prodotto nasce a quando arriva al cliente (Gdo e Trade). Dall’etichetta è possibile risalire all’azienda, al lotto e al giorno di produzione. Piuttosto c’è molta disinformazione tra i consumatori finali, che dovrebbero pretendere etichetta e tracciabilità dal proprio rivenditore. C’è, invece, molta confusione. Quella sulla qualità e soprattutto l’origine dei prodotti ortofrutticoli è una battaglia di civiltà. Il problema vero di questo territorio è lo stesso del resto d’Italia, l’esistenza di troppe filiere non organizzate.

Eppure la Campania ha avuto un grave danno d’immagine da questa vicenda.
Le aziende come la nostra e gli agricoltori non siamo il problema, ma la soluzione del problema. I terreni inquinati sono i terreni di speculatori e camorristi, non di agricoltori veri. Fortunatamente c’è chi ha resistito alle lusinghe di soldi facili ed è la maggioranza dei produttori. Qui da noi, in tutta la regione, ci sono aziende di prim’ordine, imprese modello che rappresentano il futuro dell’economia. Su queste bisogna investire. Le aziende sane devono essere tutelate e promosse. E bisogna puntare ad educare i consumatori alla scelta e all’acquisto consapevole dei prodotti.
 

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