Conad ha chiuso il 2017 con un giro d’affari di 13 miliardi di euro, 600 milioni in più rispetto all’anno scorso, in crescita del 5%, un ritmo praticamente doppio rispetto alla media del sistema distributivo italiano.
br>La quota di mercato è salita al 12,1% (9,5% nel 2006) e si è rafforzata la leadership nei supermercati fino al 21% (12,7% nel 2006). Si è consolidato anche il patrimonio netto, passato a 2,4 miliardi di euro, 180 milioni in più sul 2016.
Tali risultati dipendono sia dal robusto impegno finanziario verso la rete di vendita (3.189 Pdv, sommando i diversi format), sia dall’andamento della marca del distributore. A proposito di investimenti va detto che il piano al 2019 è di 1.101 milioni di euro: 413 stanziati nel 2017, 402 per il 2018 e 286 nel 2019.
I prodotti a marchio Conad hanno raggiunto, sempre lo scorso anno, un’eccezionale quota nel largo consumo confezionato: 29% contro il 19,5% medio del canale super (Iri, progressivo a ottobre). Il fatturato delle Mdd si è attestato a 3,2 miliardi di euro, guadagnando altri 200 milioni rispetto al 2016. Insomma le private label sono, per il colosso cooperativo, un vero pilastro. Lo conferma, a Distribuzione Moderna, il direttore commerciale di Conad, Francesco Avanzini.
Come si spiega una quota Mdd tanto elevata e in che modo è stata raggiunta?
I dati sono il frutto di un lungo lavoro per coprire, con prodotti innovativi e di qualità, un’offerta molto variegata, che supera le 300 categorie. Un vettore fondamentale è la politica commerciale, mirata alla convenienza continuativa e alla promozione e comunicazione, compresi i social media. La nostra strategia ci ha permesso di ottenere dal consumatore una fiducia che ci ha portato alle cifre attuali. Fondamentale è trasferire sempre al pubblico contenuti come l’innovazione e il profilo dei diversi brand.
Quanto è omogenea la diffusione delle private label nei vostri diversi canali?
Il dato del 29% è una media Conad, ma nel segmento prossimità e nei Conad City, cioè le superfici da 300 a 600 mq, la cifra è prossima al 40 per cento. L’incidenza, è chiaro, diventa più rarefatta negli ipermercati, che tuttavia non condizionano più di tanto le statistiche, visto che, nella nostra rete, è il vicinato a svolgere il ruolo decisivo.
Parliamo dell’assortimento…
L’articolazione è molto profonda e sarà sviluppata ancora nel 2018 con l’entrata in altri settori. Il marchio Conad ha un ruolo centrale e presenta già varie sotto segmentazioni, come ‘Piacersi’, una gamma di prodotti con meno grassi, meno calorie, senza zuccheri aggiunti e ricchi di fibre, Alimentum Conad, pensato per chi ha esigenze nutrizionali specifiche, Conad Percorso Qualità (Cpq), brand certificato per i freschi di prima lavorazione e i freschissimi. Non sentiamo invece la necessità di presidio dei primi prezzi con una linea dedicata. Preferiamo, invece, politiche di every day low price sui generi basici a marchio Conad che ci consentono di coprire il livello di ingresso.
Quanto è importante per voi la fascia premium?
Nel premium abbiamo innanzitutto, per le tipicità food garantite, ‘Sapori&Dintorni’, che da anni è anche un’insegna operante nei centri storici e nei luoghi di forte transito. Nell’area green, alimentare e non, è stato lanciato ‘Verso Natura’, che presidia biologico, equo-solidale e vegano. Queste due linee hanno un peso del 15-20% sul fatturato totale delle nostre private label. Prevediamo che ‘Verso Natura’ avrà forti evoluzioni, anche perché è molto giovane: lanciato nel 2016 alligna già 200 referenze, per un fatturato di 150 milioni. Non è da escludere, come per ‘Sapori&Dintorni’, uno spin off nella direzione dei monomarca: al momento comunque ci stiamo concentrando sul posizionamento del brand, dunque sulla sua caratterizzazione distintiva all’interno dei punti vendita.
Cosa possiamo dire del non alimentare?
Si sa che il non-food accusa una maggiore debolezza di trend, ma il fenomeno varia a seconda della categoria. Dunque abbiamo coperto quei mercati più vicini alle esigenze di una normale spesa, come il drug, ossia igiene e bellezza, nonché detergenza casa e bucato. Importanti per il nostro cliente e, dunque anche per noi, sono gli articoli scolastici e la cancelleria, i piccoli casalinghi e l’intimo, segmenti dove il marchio Conad non può mancare. In questi mercati la domanda è alta e le Pl hann performance comparabili a quelle del food & beverage. Diverso il discorso dei beni durevoli, come la telefonia cellulare, dove sarebbe troppo complesso gestire il marchio privato e difenderlo dall’avanzata del commercio elettronico.
A proposito di e-commerce, qual è la risposta di Conad?
Stiamo testando, insieme a due nostre cooperative, la piattaforma ‘Conad a Casa’. Oltre al servizio di clicca e ritira, già garantito, per esempio, da Conad del Tirreno con ‘Digital Conad’, ci sarà anche la consegna a domicilio. A livello nazionale credo che il progetto tirerà le fila entro l’anno. È importante lavorare con cautela: non siamo una struttura centralizzata e dunque non possiamo rischiare di fare concorrenza alla rete fisica dei nostri soci-imprenditori.
Il successo del made in Italy alimentare è grande. Quali le possibilità estere per le marche private di fascia premium?
Per noi è più di una possibilità. Con i soci di AgeCore, la centrale d’acquisto fondata nel 2015 insieme a Colruyt (Belgio), a Coop Svizzera, Edeka (Germania), Eroski (Spagna) e Intermarché (Francia) siamo già al lavoro con ‘Creazioni d’Italia’, il nome internazionalizzato di ‘Sapori&Dintorni’, che viene distribuito con ottime performance dai nostri partner. È un business che potremmo decidere di trasportare, qualora ci fosse l’occasione, anche fuori dall’Europa.
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