Ottimi risultati di bilancio per Zonin1821, che è stato uno dei protagonisti del recentissimo Vinitaly, dove fra l’altro si è distinto per l’introduzione delle bollicine in due territori tradizionalmente legati a vini rossi fermi dal gusto e dal sapore decisi. Parliamo di Saliente, uno charmat lungo da uve Falanghina in purezza, coltivate nei vigneti di Masseria Altemura, nel Salento, e di Neroluce, sempre uno charmat lungo da uve siciliane 100% Nero d’Avola.

L’azienda, primo produttore privato italiano e fra i leader internazionali, ha fatto registrare nell’esercizio 2016 un valore consolidato della produzione in crescita del 3,7% a 193,3 milioni di euro (conseguito per l’86% all’estero e per il 14% all’interno dei confini nazionali) rispetto ai 186,2 milioni del 2015.

In forte crescita la marginalità e gli utili: l’Ebitda passa dagli 11,26 milioni dell’esercizio 2015 (6% sul valore della produzione) a 14,36 milioni nel 2016 (7,4% di incidenza), mentre l’Ebit, pari a 6,66 milioni di euro nel precedente esercizio, tocca ora 10,68 milioni (5,5% sul valore della produzione), con l’utile di pertinenza del gruppo che sale da 641.000 euro a 5,1 milioni.

Il risultato, che fa segnare un nuovo record per l’azienda presieduta da Domenico Zonin, è stato conseguito grazie al contributo positivo di Zonin1821 Usa (64 milioni di dollari) e di Zonin1821 Uk, che al netto dell’effetto Brexit sulla sterlina - che ha pesato negativamente per 6 milioni di euro - ha conseguito ben 39,2 milioni di Gbp di ricavi. Positivo anche l’apporto di Zonin1821 China (8 milioni di Renminbi, circa 1,1 milioni di euro) e della controllata Barboursville Vineyards (Virginia), che ha generato altri 7 milioni di dollari.

A livello civilistico, Casa Vinicola Zonin Spa (che comprende tutte le attività italiane di Zonin1821) ha fatto registrare nel 2016 un valore della produzione pari a 151,64 milioni, in crescita del 3,2 rispetto ai 146,99 milioni del 2015, con un utile di 3,8 milioni rispetto agli 1,7 precedenti.

Testimone dello stato di salute dell’azienda il patrimonio netto che sale a 56,3 milioni di euro contro i 50,6 milioni del 2015.

"Questi numeri – commenta Domenico Zonin - sono la riprova che, quando diversi anni fa abbiamo deciso di puntare sulla diffusione della cultura del vino italiano, sempre più apprezzato dai consumatori di tutto il mondo, e sull’internazionalizzazione, abbiamo intrapreso la strada giusta”.

Aggiunge, Massimo Truzzi, amministratore delegato: "Continua il trend di crescita positivo che ha visto raddoppiare il fatturato negli ultimi sei anni. I dati più evidenti di quest’anno sono la crescita della marginalità e il consolidamento dei coefficienti patrimoniali, che confermano la nostra solidità. Confidiamo di raggiungere in tempi brevi tutti gli obiettivi che ci siamo posti nel piano industriale triennale, che vede come target del 2018 un valore della produzione di 235 milioni di euro”.