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Pegno rotativo da 50 milioni per il Barolo e Barbaresco

Pegno rotativo da 50 milioni per il Barolo e Barbaresco
Pegno rotativo da 50 milioni per il Barolo e Barbaresco

Pegno rotativo da 50 milioni per il Barolo e Barbaresco

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Redazione

Si aggiunge un tassello importante alla collaborazione fra Intesa Sanpaolo e Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, grazie alla possibilità di convertire i vini più nobili del territorio in garanzia per ottenere nuovo credito in tempi rapidi.

Nello specifico si tratta di un finanziamento a 5 anni, con un periodo di preammortamento, quanto occorre per fare fronte alle difficoltà del settore, ristabilire un equilibrio finanziario e investire nella ripartenza.

Il colosso bancario ha stanziato un plafond di 50 milioni di euro, mentre il Consorzio è intervenuto, facendo da tramite rispetto alle effettive necessità delle cantine e anche in futuro avrà un ruolo attivo nell’operazione.

Tecnicamente si tratta di una cartolarizzazione, messa a punto dalla divisione Imi corporate & investment banking di gruppo Intesa, che permette alle aziende di accedere a un finanziamento pluriennale e continuativo a fronte dell’iscrizione in pegno delle ultime 3 annate di vino Barolo e delle ultime 2 di Barbaresco. Il valore della garanzia sottostante è calcolato sulla base del prezzo delle uve pubblicato dalla Camera di Commercio di Cuneo.

L’operazione si basa sulla struttura giuridica del pegno rotativo non possessorio - istituto disciplinato e rilanciato dal decreto ‘Cura Italia’ (Dl 17 marzo 2020, n. 18) - su prodotti agricoli e alimentari, secondo cui il produttore può disporre liberamente del vino dato in garanzia per tutti i processi di lavorazione e affinamento.

“La pandemia da Covid-19 – osserva Banca Intesa Sanpaolo - ha creato non poche difficoltà al settore vitivinicolo piemontese. Le più penalizzate sono proprio le imprese maggiormente legate al canale horeca, fortemente impattato dalle limitazioni imposte per il distanziamento sociale e dal blocco degli spostamenti di piacere, turistici e di business”.

Il territorio, grazie ad anni di lavoro pregresso e di investimenti su qualità, identità, certificazioni e legami con la filiera, mantiene tuttavia le potenzialità per affrontare l’emergenza in corso. A cominciare dalla qualità: la produzione di vino Dop e Igp in Piemonte rappresenta quasi il 94% del totale regionale. A livello nazionale la Regione, che nel nostro Paese vanta il miglior indice di reputazione enologica, si posiziona al secondo posto per esportazioni, pari, nel 2019, a 1,1 miliardi di euro, nonostante si collochi solo al settimo posto per produzione, con 2,5 milioni di ettolitri.

Anche nel difficile contesto del 2020 il distretto dei vini delle Langhe, Roero e Monferrato si è distinto per una buona resilienza sui mercati esteri, posizionandosi tra i migliori distretti dei vini italiani in termini di esportazioni, con un calo, nei primi 9 mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo 2019, contenuto all’1,1%. In particolare, la provincia di Cuneo nel periodo gennaio-settembre (ultimi dati disponibili) è riuscita ad incrementare le vendite negli Stati Uniti e in alcuni importanti mercati europei come Belgio, Norvegia, Svizzera, Francia, Slovacchia e Paesi Bassi.

Precisa Matteo Ascheri, presidente del Consorzio: “Nonostante i problemi legati alla pandemia e le previsioni funeste, il nostro settore ha retto bene nel 2020. È chiaro che nel 2021 ci saranno ancora molte incertezze sui nostri mercati. Sapere di poter contare sulla collaborazione con un istituto di credito di primaria importanza e attento alle esigenze delle nostre cantine, come Intesa Sanpaolo, ci rende ottimisti e fiduciosi”.

Leggi anche: Vini di Bolgheri, pegno rotativo da Crédit Agricole

       
       

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